Anche quest’anno, a Campotenese, si è svolta "Tartufi e funghi del Pollino", la manifestazione autunnale organizzata da Catasta, che celebra le eccellenze enogastronomiche e ambientali del Parco Nazionale del Pollino, riconosciuto dall'Unesco come culla del tartufo italiano. Tra escursioni, mercatini e cene tematiche, l’evento ha attirato appassionati, famiglie e turisti, offrendo l’opportunità di esplorare il cuore dell’area protetta e di assaporare i prodotti del territorio. L’evento ha preso il via il 1° novembre con l’escursione “Foliage in bicicletta a Campotenese”, un percorso tra i colori dell’autunno che ha portato i partecipanti nel cuore del Parco del Pollino. Nel pomeriggio, si è tenuta l’inaugurazione della Mostra Micologica “Il grande patrimonio epigeo del Pollino”, curata dal micologo Antonio De Marco, visitabile per tutta la durata della manifestazione. «È stata un’esperienza unica per mostrare la straordinaria biodiversità del Pollino», ha commentato De Marco, soddisfatto dell’interesse dimostrato dai visitatori. I visitatori hanno potuto gustare pranzi a base di funghi e tartufi, in un’esperienza gastronomica che ha esaltato i sapori della montagna.

Intervista a Manuela Laiacona: Marketing e sostenibilità al Catasta

A guidare la comunicazione è Manuela Laiacona, socio fondatore e responsabile della comunicazione. Durante un’intervista, Manuela ha condiviso la sua visione e le strategie che hanno reso Catasta un successo. Manuela sottolinea che una delle strategie di marketing più efficaci è stata quella di costruire una rete solida con gli stakeholder locali. «Questo approccio ha creato un gran battage comunicativo e ha animato gli operatori del territorio a promuovere l'evento» spiega. La qualità dell’evento e l'attenzione ai dettagli sono fondamentali per attrarre un pubblico variegato e per valorizzare le bellezze del Pollino. A differenza di altre manifestazioni più tradizionali, Catasta è concepita come un progetto culturale e di sistema. «Non è la sagra che tutti si aspettano, ma un’iniziativa che ha un valore aggiunto per il territorio» afferma Manuela. Questa distinzione ha contribuito a rafforzare l'immagine dell'evento, attirando visitatori da diverse regioni, tra cui Puglia, Calabria, Campania e Basilicata. Manuela evidenzia come il contesto naturalistico unico del Parco del Pollino sia uno degli aspetti più apprezzati dai visitatori. «La comunità locale, i micologi e le guide del parco sono il cuore di questo evento» dichiara. Il turismo lento e sostenibile è un altro punto centrale della proposta di Catasta, che incoraggia le persone a esplorare il territorio in modo consapevole, magari in bicicletta lungo la ciclovia dei parchi.

I funghi più rappresentativi

Secondo De Marco, il porcino è senza dubbio il fungo più iconico della zona. «Nel Parco Nazionale del Pollino crescono tutte e quattro le specie di porcini: il Boletus pinophilus, noto anche come porcino dei pini, caratterizzato da un cappello rossastro; il , con tonalità marroncino chiaro; il Boletus estivalis, che predilige i climi caldi; e il Boletus aereus, chiamato bronzino per il suo cappello scuro». Queste varietà non solo sono popolari tra i raccoglitori, ma rappresentano anche una parte significativa della tradizione gastronomica locale. Riguardo alle specie rare, De Marco ha menzionato un esemplare di Astiopora lycoperdonides, un fungo piccolo ma interessante che cresce su substrati particolari. Tuttavia, la vera passione dei visitatori si concentra sui porcini, considerati il "fungo nazionale", e i rositi, in particolare il Lactarius deliciosus, conosciuto per la sua colorazione rosata e il latice arancione che secerne. Per quanto riguarda la raccolta dei funghi, De Marco ha sottolineato l'importanza della sostenibilità. «Una regola fondamentale è che, nel dubbio, è meglio non raccogliere. Inoltre, è possibile far controllare i funghi dalle ASP locali, dove i micologi offrono gratuitamente un servizio di identificazione dei funghi commestibili». Questi consigli sono cruciali per garantire non solo la sicurezza dei raccoglitori, ma anche la conservazione delle risorse fungine del parco.