La valorizzazione dei prodotti della montagna, con un occhio di riguardo alla biodiversità. Sono stati i temi principali trattati nella prima giornata del Serreinfestival, la kermesse che ormai da cinque anni anima il centro della Certosa con lo scopo di far conoscere la montagna di una delle regioni con il patrimonio boschivo tra i più grandi d’Italia.

Presenti molte professionalità del territorio

L’evento, svoltosi al ristorante La cascina del monastero e moderato dalla professoressa Nancy Rachiele, ha visto la partecipazione di numerose professionalità: dal presidente dell’associazione “Condivisioni” e patron dell’iniziativa, Bruno Censore, alla dott.ssa Carmen Gangale del Museo di storia Naturale ed Orto Botanico dell’Unical, passando per il presidente dell’Associazione cuochi della provincia di Catanzaro e docente, Domenico Origlia. Presente anche il pasticcere Franco Fiorindo e il responsabile della Serfunghi, Raffaele Calabretta, che si sono alternati nella presentazione delle proprie specificità.

Le parole del patron Censore

Un festival, quello serrese, che torna ancora una volta, nonostante la pandemia, e che si rispecchia totalmente nelle parole del presidente Censore: «La Calabria ha un patrimonio immenso che va messo a valore. Noi, attraverso questo festival, raccontiamo una favola a lieto fine, nell’intento di arricchire l’immagine di una terra spesso bistrattata».

«Un patrimonio da tutelare»

Anche da parte di Carmen Gangale riflettori puntati sulla valorizzazione del patrimonio boschivo, in un momento di dolore per l’intera regione: «Siamo nel cuore delle Serre vibonesi, uno dei complessi forestali più belli della nostra regione per questo dobbiamo ricordare che, proprio in questi giorni in cui si sviluppano roghi continui, a rischio non sono solo gli alberi, che potrebbero essere ripiantati, ma un ecosistema che ci assicura la qualità della vita».

Le eccellenze del luogo

Al centro dell’incontro, non solo la botanica, ma anche la valorizzazione gastronomica dei prodotti che la montagna offre. Il pasticcere Franco Fiorindo ha presentato, infatti, una specialità: «Gli nzulli sono il nostro il dolce tipico della zona, una ricetta molto semplice fatta di farina, mandorle e zucchero che viene essiccata a lungo in forno e diventa perfetto da accompagnare a un vino passito». Quando si parla di Serra San Bruno, però, non si può fare a meno di pensare ai funghi: «Sono molte le specie che si trovano nei nostri boschi – commenta Calabretta -: dai porcini classici a quelli testa nera, e poi un fungo che non si torva altrove e che per questo ha un nome dialettale: ‘ngurito».

Il cooking show

E poi, l’evento nell’evento: il cooking show curato da Origlia, coadiuvato dallo chef della Cascina del monastero, Cosimo Borello, autori di tre piatti creati con i prodotti del bosco: l’ortica, il sambuco e i funghi. «Un tempo – ha spiegato Origlia – alcune piante erano molto utilizzate, poi l’uso si estinto per un certo periodo, ma oggi se ne sta riscoprendo il valore. Bisogna però fare attenzione: un abuso di alcuni tipi di piante potrebbe essere dannoso perché, se utilizzate in grande quantità, risultano tossiche».

Le abili mani degli chef hanno dato vita a tre piatti gourmet: un nido di spuma soffice ai funghi con uovo di riso alle ortiche affumicato al sambuco, una millefoglie con crema ai funghi e un ristretto di agnello con pomodorini confit, e per finire uno spaghetto al pesto di ortica.

Dopo il successo di ieri, il festival proseguirà oggi con un percorso di trekking da Santa Maria a Villa Vittoria e con l’evento su Dante “Demoni e meraviglie, abissi e resurrezioni”.