Il procedimento andava avanti da oltre quattro anni. I lavori prevedevano l'installazione di quattro turbine a cavallo dei due paesi del Catanzarese ma la Soprintendenza lo ha bocciato
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Finisce cestinato il progetto per la realizzazione di un parco eolico tra i comuni di Squillace e Borgia, in provincia di Catanzaro. La Regione ha infatti rigettato l'istanza avanzata dalla società veneta Ese Borgia dopo un lungo iter istruttorio andato avanti per oltre quattro anni. Il progetto, nello specifico, prevedeva l'installazione di quattro turbine - due da posizionare nel comune di Squillace e due nel comune di Borgia - dotate ciascuna di una potenza di 5,6 mw.
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La portata complessiva del parco eolico sarebbe stata di 22 mw, ma con un impatto sul territorio evidentemente troppo invasivo tanto da ottenere il dissenso motivato da parte della Soprintendenza. Da rilevare, infatti, in quell'area la presenza di una area archeologica, il parco Scolacium, che potrebbe aver influito negativamente sulla decisione infine assunta dal Mibact.
Oltre all'installazione dei quattro aerogeneratori, si prevedeva infatti la realizzazione di una serie di cavidotti per il collegamento dell'impianto alla rete nazionale tramite una stazione di trasformazione da costruire in località Fiasco Baldaia nel comune di Squillace, oltre un chilometro e mezzo di cavi.
Il dipartimento Ambiente della Regione Calabria ha oggi emesso un decreto di diniego del Paur (provvedimento autorizzatorio unico regionale) nei fatti prendendo atto del dissenso motivato della Soprintendenza e, di conseguenza, della Conferenza dei servizi. Il primo rigetto dell'istanza era stato notificato nell'ottobre del 2021, a cui la società veneta si era opposta trasmettendo una serie di osservazioni al fine di ottenere una rideterminazione della procedura.
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L'istanza era stata poi nuovamente riesaminata dalla conferenza dei servizi, indetta a gennaio del 2022, senza però riuscire a superare i rilievi. L'organismo aveva confermato il diniego alla realizzazione dell'impianto. Il caso finito, quindi, dinnanzi al Tar, adito dalla società veneta. «La determinazione conclusiva della conferenza dei servizi è, per legge, il provvedimento autorizzatorio unico regionale e costituisce atto di formale adozione» si legge nel decreto. «Tale ultimo adempimento è stato rinviato in ragione della pendenza del contenzioso attivato dalla ditta e in attesa dei relativi esiti ma, ad oggi, - conclude - in ragione del tempo decorso, tale adempimento non può essere ulteriormente differito».