VIDEO | Lamentata la scelta di escludere la provincia reggina dalle verifiche sugli effetti della depurazione attraverso i droni
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Il sindaco Luca Gaetano ha comunicato al consiglio comunale di San Ferdinando, riunito per altre questioni, di aver presentato un esposto alla procura della Repubblica di Palmi per accertare le responsabilità per il mare sporco. Il primo cittadino, parlando all’assemblea riunita al completo, ha chiarito di aver accluso all’atto una «approfondita documentazione, non solo fotografica» e, inoltre, si è detto convinto che «la via giudiziaria non è che una delle strade che possiamo intraprendere, una sorta di appello allo Stato, sapendo bene che il tema è soprattutto politico».
Gaetano ha riconosciuto i meriti di chi prima di lui si era rivolto alla Procura, il riferimento è sembrato anche all’ex sindaco Andrea Tripodi – che oggi siede tra i banchi dell’opposizione – e di quanti, comitati civici e ambientalisti di diversi centri della costa tra Palmi e San Ferdinandfo, «hanno avviato una battaglia che noi oggi vogliamo portare avanti costi quel che costi». Il sindaco ha voluto apprezzare anche gli sforzi fatti dalla regione, ma proprio da qui è partito per rilevare un timore. «Non vorremmo che San Ferdinando e la costa a sud del fiume Mesima venissero esclusi dai controlli – ha proseguito parlando con LaCnews24 – o che comunque non si ritenesse di doverci informare sugli eventuali esiti. Noi abbiamo certezza che i droni fatti volare dalla protezione civile per monitorare il litorale, l’abbiano fatto fino alla foce del fiume ma non sappiamo se sono andati oltre». In effetti, il programma di interventi di cui si è a conoscenza sembra accendere il focus della Regione solo da Tortora a Nicotera, escludendo cioè la verifica della balneabilità nella provincia reggina.
Una scelta operativa che addensa i sospetti intorno all’accertato malfunzionamento del depuratore che la Regione ha in carico a Gioia Tauro, e che gestisce tramite la società Iam – al centro di diversi scandali in passato, oggi sottoposta a regime del controllo amministrativo giudiziario – impianto su cui è calato il silenzio, che anche l’esposto del Comune tenta di annullare, visto che l’atto ribadisce quello che la cronaca giornalistica delle scorse settimane aveva rivelato nuovamente. «Non ci fermiamo all’esposto – ha concluso Gaetano – stiamo valutando il modo di preparare una class action collettiva, perché i danni economici e reputazionali, ambientali e alla salute, sono evidenti a tutti e da parecchi anni, e su questo la popolazione è giusto che chieda conto e ristoro».