«Rinnovabili sì, ma non così». Oreste Montebello, del coordinamento regionale di Controvento, comitato ambientalista che si batte contro l’eolico selvaggio, offre lo slogan alla giornata.

La sostanza, però, sta nella consegna – avvenuta questa mattina – al presidente Roberto Occhiuto e alla Giunta regionale di circa 15mila firme raccolte in sette mesi su tutto il territorio calabrese. L'obiettivo, dicono i promotori, è quello di respingere l'assalto degli speculatori dell'energia eolica e fotovoltaica.

Sono dure le parole di uno dei coordinatori del movimento Pino Commodari: «Stanno invadendo tutta la regione di questi progetti. Se andate sul sito del Ministero dell’Ambiente troverete le tracce di questa invasione che potrebbe nascondere un intreccio perverso».

Gli fa eco Pino Rotiroti: «Stanno ogni giorno tagliando migliaia di alberi per mettere una pala eolica. E di questo passo ci porteranno via anche i territori e i paesaggi cioè l’unica cosa rimasta in Calabria perché ormai le braccia sono andate via, i cervelli sono andate via».

Per Angela Maida, altro membro del coordinamento, «questo governo regionale sarà ricordato per aver permesso la devastazione della nostra terra. Questo eolico non è una transizione energetica vera, ancor meno è transizione ecologica: sappiamo bene che è motivato soltanto da interessi milionari».

L’allarme arriva anche da Valentino Santagati: «Stiamo mettendo al primo posto il guadagno dei privati, l’eolico è un affare privato pagato da soldi pubblici».

Montebello sottolinea che Controvento ha delle proposte «che sono quelle della riattivazione del quadro paesaggistico territoriale. Chiediamo alla Regione Calabria di fare il suo attraverso una disposizione che possa valere la salvaguardia del nostro territorio».

Assalto eolico sulla Calabria, il caso di Chiaravalle

Il network LaC ha poi preso in esame la situazione del comune di Chiaravalle Centrale, uno dei centri più bersagliati dalle richieste di nuovi impianti. A spiegare lo stato dell’arte è l’avvocato Maurizio Teti, che difende l’amministrazione comunale: «Abbiamo presentato alcune osservazioni – spiega – per conto del sindaco Domenico Donato, dell'amministrazione comunale e di tutta la popolazione che si è riunita all'interno di un Consiglio Comunale per dire No agli impianti. Il nostro non è un No alla transizione energetica ma al proliferare di una serie di progetti che dobbiamo smettere di definire parchi eolici: sono dei veri e propri impianti industriali che interessano il Comune di Chiaravalle e la Valle dell'Ancinale, un territorio straordinario».

Nell’area di Chiaravalle ci sono «ben tre progetti pendenti oltre a quelli che insistono nel circondario. Sono troppi e se nascessero si creerebbero un effetto e un impatto ambientale piuttosto rilevanti e significativi sul territorio, sulla popolazione, sullo sviluppo economico, turistico». Il Comune ha presentato osservazioni al Ministero dell’Ambiente, alla Commissione Via-Vas: «Abbiamo sostanzialmente opposto – dice ancora Teti – le ragioni dell'impatto ambientale, dell'impatto acustico, dell'impatto del territorio, della violazione di tutta una serie di normative ambientali». Non resta che aspettare l’esito dell’istruttoria. Per quanto tempo? «Sono pratiche che possono durare pochi mesi così come possono durare anni – dice il legale ai nostri microfoni –. Abbiamo assistito in passato a richieste di autorizzazione il cui iter amministrativo si è protratto per circa 4-5 anni: attendiamo sviluppi».