«Il territorio di Corigliano-Rossano è in condizioni idrogeologiche preoccupanti. Ancora più preoccupanti rispetto all’alluvione del 2015». È l’allarme che torna a lanciare il geologo rossanese Tonino Caracciolo, project manager e già coordinatore tecnico del PAI Calabria. Un’autorità in materia di dissesto idrogeologico. L’impressione è che si siano fatte e che si facciano ancora tante belle parole, a tutti i livelli, ma le condizioni dei territori restano critiche e peggiorano di giorno in giorno. Nonostante la natura e le sue calamità, a più riprese, abbiano messo in guardia le istituzioni sulla pericolosità del nostro territorio. E che viviamo, da nord a sud, in una regione a rischio, non solo dal punto di vista sismico, ce lo ricordano gli eventi, più o meno gravi, di crolli, erosioni e smottamenti che quotidianamente si registrano nelle diverse aree calabresi.

 

«Mancano prevenzione e persino gli interventi di ordinaria manutenzione»

Tra le zone più critiche, per via della mancanza totale di manutenzione del territorio, c’è sicuramente la Sibaritide e la Calabria del Nord Est dove nei decenni, causa la mano “invadente” dell’uomo che ha rubato spazi importanti alla natura, sono crollate montagne e straripati fiumi, torrenti e persino quelli che un tempo erano piccoli rigagnoli. Prevenzione, dunque? Nemmeno a parlarne. Men che meno manutenzione straordinaria quantomeno per eliminare i pericoli impellenti. «Dopo l’evento alluvionale del 2015 che ha colpito Corigliano-Rossano – dice preoccupato Caracciolo - non c’è stata nessuna pianificazione organica di interventi di messa in sicurezza. C’è stato solo un intervento spot – precisa il geologo già sindaco di Rossano a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90 - affidato a Calabria verde: malfatto, perché non ha tenuto conto delle priorità assolute e sul quale, addirittura, è stata aperta un’inchiesta giudiziaria». Figurarsi quindi, lo stato delle cose! «Dopodiché – aggiunge - non c’è stata nemmeno la manutenzione straordinaria della rete di scolo, che è stata colmata dall’alluvione e tutto (o quasi) è rimasto allo stato post 12 agosto. Questo significa che il rischio di dissesto idrogeologico non solo c’è quanto è accresciuto».

 

Sotto accusa gli enti competenti:«Giocano a scaricabarile»

Cosa c’è allora che non va? Dove si inceppa il meccanismo della macchina operativa, della prevenzione e della protezione civile? Caracciolo non ha dubbi: «Mancano programmi di manutenzione ordinaria che non vengono effettuati a causa della miriade di soggetti di competenti che giocano a scaricabarile»

 

«Sul Celadi presto potrebbe verificarsi un disastro»

E poi la disamina. «Ci sono – avverte il già coordinatore del Piano regionale dell’Assetto idrogeologico - argini e briglie rotte nei torrenti di Corigliano-Rossano. Non per voler essere Cassandra ma, ad esempio, sul Celadi (uno dei principali torrenti che scorre a ridosso del centro storico di Rossano) ci sarà un prossimo disastro perché ci sono delle situazioni di rischio così palesi ed evidenti che anche un occhio profano se ne accorgerebbe. Ma cosa ci deve dire di più la natura? – si chiede Caracciolo - Riparatevi altrimenti vi vengo addosso! E così accadrà purtroppo. Questo perché c’è una responsabilità generalizzata dei vari soggetti che non hanno messo mano ad un’analisi di dettaglio e ad un piano triennale di manutenzione ordinaria e straordinaria. In questo eccelle in negativo – puntualizza ancora - il comune di Corigliano-Rossano che non è riuscito nemmeno a farsi pagare i danni alluvionali per riparare i suoi canali e le sue strade. Con responsabilità politiche enormi».

 

Dopo l'alluvione del 2015 «gravi inadempienze dei comuni»

Ci sarebbero quindi delle inadempienze gravi da parte degli uffici comunali di Corigliano-Rossano? «Gravi – risponde con fermezza Tonino Caracciolo – è dire poco». Che poi precisa: «Hanno sbagliato ad inoltrare la documentazione prevista nell’ordinanza ministeriale di calamità naturale emanata subito dopo l’alluvione del 2015. Per cui, mentre la Locride ha avuto 18 milioni di euro di danni per i danni subiti, Corigliano e Rossano (all’epoca erano due entità comunali distinte, ndr) non hanno ricevuto nulla perché è stata sbagliata la documentazione». Non solo. »Nei mesi a seguire si è poi aperta la finestra del piano regionale di interventi che vale 200 milioni di euro.

 

«Nella prima fase dedicata all’inserimento telematico delle richieste di contributo e finanziamento per i progetti di ripristino non è stato inserito alcun progetto (ed il riferimento è solo all’ex Comune di Rossano, ndr). Nella seconda fase, invece, sono stati immessi nel sistema telematico solo alcuni progetti. Ma lo hanno fatto – stigmatizza Caracciolo - in modo approssimato ed elementare, incompiuto e parziale, sicché di tutto quello che c’era di necessario da fare e che richiedeva una mole di interventi di almeno quindici o venti progetti, ne sono stati immessi solo quattro di cui tre erano insufficienti dal punto di vista dei requisiti. Mentre uno soltanto è passato ed interessa il torrente Fellino». La situazione attuale? «Restano non finanziate le urgenze delle frane che riguardano il centro storico di Rossano (Santo Stefano, Santa Chiara, Pantasima) dove ci saranno dei disastri se non si interverrà in tempo e quelli che riguardano i torrenti Celadi, Citrea e Colaganti che continuano ad essere sotto costante rischio alluvione». L’estate è alle porte e con essa anche la stagione delle forti piogge. I tecnici lanciano i loro (doverosi) allarmi e accuse, la gente è sempre più preoccupata, mentre si attende un sussulto decisivo delle Istituzioni e dei burocrati.