VIDEO | Gli abitanti della contrada sita tra Paola e San Lucido spiegano: «Viviamo qui dalla nascita ma non abbiamo mai assistito a simili fenomeni. Il letto del torrente è melmoso»
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Un fiume da sempre cristallino, nel quale non mai stato difficile vedere nuotare le trote, da due mesi a questa parte è diventato torbido, grigiastro, come se una fitta nebbia, densa di melma sabbiosa, lo avesse avviluppato in un abbraccio apparentemente interminabile. Una visione che sta preoccupando i residenti della zona in cui scorre il torrente, da secoli abituati a servirsi dell’acqua per irrigare i campi e gli orti, da cui provengono buona parte delle specialità “a Km zero” vendute ai mercati del comprensorio.
Questa, in sintesi, è la situazione che è venuta a crearsi al confine tra Paola e San Lucido, sul tirreno cosentino, dove scorre il torrente da cui deriva il nome di un’intera contrada della città di San Francesco: “Deuda”; frazione meridionale che si estende anche lungo il crinale del valico della Crocetta, seguendo il tracciato scavato nella montagna dal passaggio di acque che, ad un certo punto della stagione estiva, hanno preso ad assumere caratteristiche diverse da quelle abituali.
Per le vie brevi, i residenti si sono rivolti ad autorità che, in due mesi, non sono entrate ufficialmente nel merito della vicenda, assumendo iniziative quali – ad esempio – l’analisi laboratoriale di campioni prelevati sul posto, e non risultando alcuno studio riconosciuto, in grado di fugare i dubbi sorti da quando il fenomeno ha preso a verificarsi, è più che legittimo valutare ogni tipo di scenario.
«Potrebbe trattarsi di una sorgente sulfurea – ha ipotizzato Corrado Provenzano, residente di contrada Deuda fin dalla nascita – che ha preso a sgorgare dopo aver trovato qualche sbocco nel sottosuolo. Al momento non è dato saperlo. Di certo c’è che l’acqua non è inodore come dovrebbe essere, non è incolore come dovrebbe essere e, soprattutto, non scorre più nello stesso letto al quale siamo sempre stati abituati, perché il fondo è diventato melmoso e ricoperto da un’argilla che appare simile a quella dei complessi termali. Speriamo sia così».
Della natura particolare del sottosuolo della zona, ne ha recentemente parlato il geologo Carlo Tansi, che intervenuto nel dibattito sul raddoppio del tunnel ferroviario Santomarco – scavato sotto la catena montuosa che sovrasta Deuda – parlò di una vera e propria faglia che interessa l’area per una lunghezza di 25km e una profondità di 10, capace di generare eventi sismici e, forse, anche far sgorgare sorgenti sulfuree. L’ex capo della protezione civile calabrese, riepilogando uno studio condotto insieme al collega Mario Tozzi (volto noto per i tanti programmi scientifici condotti in tv), a proposito della faglia ebbe a dire che «solleva parti profonde della crosta terrestre e del mantello, le cosiddette rocce verdi che contengono anche peridotite, che da un punto di vista geologico si chiamano serpentiniti, sono anche rocce che contengono amianto».
Una situazione che posta in questi termini diventa preoccupante, con l’aggravante dovuta al fatto che la foce del fiume Deuda coincide con uno dei tratti più frequentati del litorale, con migliaia di bagnanti soprattutto nel mese di agosto, periodo in cui, secondo quanto testimoniato dai residenti, «il fiume ha preso le fattezze a tutt’oggi evidenti».