«I cittadini e le associazioni ambientaliste sono fortemente preoccupati per il grave incendio sprigionatosi all’interno del mega impianto trattamento rifiuti di contrada da Lecco, nel cuore dell’area urbana di Rende, Cosenza, Montalto Uffugo». È quanto riferiscono in una nota le associazioni Crocevia e il Comitato tutela salute pubblica Romore.

Il rogo nel Cosentino

Per tutta la notte e anche nella giornata successiva – evidenziano nel comunicato - un forte odore acre ha ammorbato l’aria, «la scia di fumo fuoriuscita dal sito si è spostata per svariati chilometri, in base alla direzione dei venti; diversi cittadini hanno segnalato difficoltà respiratorie, bruciore alla gola e lacrimazione degli occhi». E non solo. «Sui balconi, sui davanzali, sulle auto e sui terreni (dove vi erano anche alberi da frutto e ortaggi) – aggiungono - è stato trovato uno strato di pulviscolo con i residui della combustione».

A destare allarme, le sostanze nocive per l’uomo e per l’ambiente che roghi come quello avvenuto nel Cosentino, possono sprigionare: «Per questi motivi – rimarcano - cittadini ed associazioni chiedono controlli accurati con monitoraggi continui ed approfonditi da parte dell’Arpacal. Ci auspichiamo inoltre che gli organi inquirenti facciano piena luce sulle reali cause del rogo, accertando tutte le responsabilità e le eventuali omissioni».

«A nostro avviso – continuano - ci sono state anche delle comunicazioni tardive a tutela dei cittadini (ricordiamo che a meno di 700 metri da tale struttura ci sono funzioni sensibili quali le scuole elementari e medie di Quattromiglia nonché il poliambulatorio dell’Asp). Nel raggio di 2 km da quest’area inoltre vivono lavorano e studiamo oltre 30mila persone, nei popolosi centri urbani di Quattromiglia, C. da Lecco, Arcavacata-Unical, Settimo, Montalto e a poco più di 5 km siamo già nel cuore della città di Cosenza».

«Basta giocare con la salute dei cittadini»

Il messaggio è chiaro: «Non si può continuare a giocare con la salute dei cittadini. È da anni – scrivono - che denunciano il grave degrado ambientale nell’area industriale del comune di Rende, con elevata incidenza di patologie tumorali; da sempre abbiamo ribadito che le strutture per il trattamento dei rifiuti solidi e liquidi, nonché altre tipologie di impianti ad elevato rischio ambientale, vanno ubicate distanti dai centri abitati. Tutti conoscono i danni ambientali causati dall’ex inceneritore, quelli del mega depuratore, dei bacini contaminati della ex Legnochimica, nonché i rischi della centrale termoelettrica a biomasse (tutti impianti ubicati a meno di 2 km dai centri abitati); alla lunga lista ora si aggiunge anche l’incendio di questa struttura che negli ultimi anni ha ampliato sempre di più il quantitativo di rifiuti trattati, nella totale indifferenza delle istituzioni locali».

«Chiediamo infine che la questione incendi degli impianti rifiuti in generale venga posta all’attenzione delle prefetture e della commissione antimafia. Un grido di allarme su questa problematica – concludono - era stato già sollevato lo scorso anno dall’ex ministro all’ambiente Sergio Costa che aveva proposto un disegno di legge (mai approvato), denominato ‘Terra mia’ per fare un salto di qualità nel contrasto agli incendi degli impianti di stoccaggio ed eliminare la criminalità che aggredisce le persone e l’ambiente».