Il docente Unical Emilio Sperone è stato ospite del programma di LaC Tv dove ha illustrato il progetto Deep Med condotto con il suo team di ricerca e parlato di altre importanti attività pronte a partire
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La passione per gli squali nasce in tenera età. Emilio Sperone, docente di Zoologia dell’Unical, oggi tra i massimi esperti al mondo dei superpredatori, la prima folgorazione l’ha avuta quando era molto piccolo. «Papà era pescatore amatoriale, durante un’uscita abbiamo visto una grandissima manta». Manta che, spiega, è parente degli squali. Ma l’amore vero è sbocciato grazie al cinema, dopo aver visto Lo squalo di Spielberg. «Quella è stata la molla», racconta a Dentro la notizia (rivedi qui la puntata).
Il professore è stato ospite oggi della trasmissione di approfondimento di LaC Tv condotta da Pier Paolo Cambareri per parlare del progetto Prin Deep Med che sta portando avanti all’Unical con il suo gruppo di ricerca, ma anche degli altri progetti già avviati o da avviare a breve.
Figlio dell’area grecanica reggina, Sperone ha studiato all’Università della Calabria e qui ha deciso di restare. Ma non è sempre stato facile, dice, coniugare le sue passioni con quello che il territorio gli offriva. «Mi scontravo con una realtà paradossale, abbiamo 1000 km di costa ma non c’era un corso che studiasse il mare».
Il progetto Deep Med
I primi studi con gli animali terrestri, anfibi e rettili. Poi, durante il dottorato nel 2005 l’incontro della svolta con un professore che organizzava missioni di studio in Sudafrica: «Lì ho visto per la prima volta gli squali bianchi e ho iniziato a studiarli».
Da quel momento, tante sono state le spedizioni tra Sudafrica e Madagascar che, spiega, sono ricchissimi in termini di varietà di specie presenti.
Oggi Sperone viene chiamato da diverse testate nazionali per le sue competenze. Che lui però ha deciso di mettere a disposizione prima di tutto della sua terra, la Calabria, e della sua università e, tramite questa, dei giovani. «L’Unical è una realtà che può aiutare la Calabria a crescere – sottolinea –. Noi abbiamo bisogno di conoscere il nostro territorio e l’università grazie alla sua offerta formativa dà ai ragazzi calabresi questa opportunità. Se un territorio non si conosce non si può amare».
Allo studio, nel progetto Deep Med, due specie di squali e altre due di pesci “imparentanti” perché, come gli squali, cartilaginei: la razza e la chimera. Tramite l’analisi dei loro tessuti i ricercatori rilevano il livello di inquinamento dei fondali marini. Perché proprio queste specie sono considerate le sentinelle del mare? Perché, spiega il professore, essendo ai vertici della catena alimentare accumulano le eventuali sostanze inquinanti presenti negli altri pesci e nel mare. «Le profondità – evidenzia poi Sperone – a loro volta sono sentinelle dell’inquinamento marino perché sono quelle che ne risentono per ultime, quindi quando l’inquinamento arriva in profondità vuol dire che in superficie la situazione è ancora più preoccupante».
Il progetto si concluderà a ottobre. Ma alcuni dati preliminari ci sono già. E se non preoccupa particolarmente la presenza di metalli pesanti, che hanno livelli nella norma, ad allarmare sono invece le microplastiche. «Gli squali che vengono dalla Calabria, soprattutto dal Tirreno, sono quelli che hanno un livello maggiore di frammenti che derivano dalla degradazione della plastica – sottolinea il professore – e quindi provengono da rifiuti che noi lasciamo in acqua o comunque al di fuori dei cassonetti e poi arrivano in mare».
I cambiamenti climatici
Ma non c’è solo l’inquinamento sotto la lente. Anche i cambiamenti climatici sono oggetto di studio. E si tratta di uno dei fenomeni che sta condizionando maggiormente la presenza di squali nel Mediterraneo, che si sta fortemente riducendo. «Ci sono più meduse perché ci sono meno squali – fa notare Sperone –. Si alterano gli equilibri». Ma la Calabria, aggiunge, e in particolare il Mar Ionio, rappresentano «un piccolo faro di speranza»: «In uno studio condotto tra il 2012 e il 2015 abbiamo raccolto dei dati sulla presenza di squali e verificato che nello Ionio ci sono almeno tre specie di squali che ancora si riproducono».
Progetti in corso
Tanti, però, sono i progetti in corso. Tra gli altri, uno sulle lucertole, «sentinelle dello stato di salute delle nostre città». E un altro pronto a partire: «Insieme all’Università dell’Aquila monitoreremo i livelli di inquinamento in alcune grotte italiane. Gli indicatori saranno in questo caso anfibi e pipistrelli», fa sapere Sperone.
«Il nostro gruppo è attivo su tantissimi progetti – rimarca il professore –. Vogliamo permettere ai ragazzi che si laureano qui di acquisire competenze e poi portarle dove è necessario. I giovani hanno l’energia e la curiosità per portare avanti la ricerca e devono essere aiutati a comprendere che la nostra regione può rappresentare una prospettiva importante».