È stato pubblicato oggi lo studio dell’Arpacal realizzato per valutare gli effetti che il lockdown ha avuto sulla qualità dell’aria in Calabria ed eventualmente quale correlazione ci sia tra le misure di limitazione introdotte dal Governo e i valori di concentrazione registrati.

In particolare, sono stati analizzati i dati registrati nel primo quadrimestre del 2020, confrontandoli con quelli registrati nello stesso periodo del triennio 2017-2019. In Calabria, infatti, la qualità dell’aria viene monitorata attraverso la rete regionale costituita da 20 stazioni fisse posizionate sull’intero territorio.

Le conclusioni tratte dallo studio sono che «i dati registrati dalla rete di monitoraggio della qualità dell’aria mostrano, nel periodo interessato dal lockdown, una generale riduzione della concentrazione di NO2 (biossido di azoto). Non è stata evidenziata alcuna variazione sostanziale della concentrazione di PM10 (particolato) tra il periodo prima del lockdown e quello del lockdown. Una possibile spiegazione di questo andamento va ricercata nel fatto che PM10 e NO2 hanno origine e caratteristiche differenti, infatti mentre per il biossido di azoto la fonte prevalente è il traffico veicolare, per il PM10 la sorgente primaria è da attribuire al riscaldamento. Questa fonte di emissione, durante il periodo di contenimento, non è stata mai interrotta anzi con la maggiore permanenza delle persone nelle abitazioni le emissioni provenienti dal riscaldamento domestico potrebbero essere anche aumentate rispetto agli anni precedenti».

 

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La seconda parte dello studio ha potuto giovarsi dei dati acquisiti dal Tropomi, uno strumento installato a bordo del satellite Sentinel 5P messo in orbita dall'Agenzia spaziale europea, con lo specifico compito di rilevare i diversi inquinanti atmosferici su scala globale. Quello che ne è emerso è che anche per la Regione Calabria, pur in assenza di un importante tessuto industriale, nel periodo di lockdown si sono osservate riduzioni della concentrazione di biossido di azoto nei centri urbani, nella Piana di Gioia Tauro e nell’area dello Stretto di Messina.