La deadline è fissata per il 31 dicembre 2021 ma sono ancora troppi i comuni calabresi che non sono neppure riusciti a superare lo scoglio della progettazione esecutiva ed avviare i lavori di adeguamento delle piattaforme depurative e delle reti di collettamento. Quattro anni sono trascorsi da quando l'ex premier, Matteo Renzi, firmava in riva allo stretto il Patto per Calabria, un pacchetto di misure ad hoc finanziate con fiumi di denaro pubblico.

Procedure d'infrazione

Tra questi interventi figura, appunto, anche la messa a norma degli impianti depurativi calabresi sanzionati a più riprese dall'Unione Europea che ha aperto ben 129 procedure d'infrazione per lo scorretto smaltimento delle acque reflue.

 

Tanti i comuni in mano ai quali la Regione aveva messo a disposizione 239 milioni finalizzati alla realizzazione di interventi e sottrarsi così alla scure della Comunità europea. Pochissimi quelli che hanno avviato i lavori, molti di più invece quelli rimasti bloccati nelle pastoie burocratiche delle svariate progettazioni da mettere a punto prima di aprire i cantieri.

Rischio definanziamento

Il rischio di veder definanziate le opere è quindi altissimo, se non altro perché entro il 31 dicembre 2021 i lavori si sarebbero dovuti concludere o almeno secondo cronoprogramma. Nei fatti, moltissimi comuni ancora non sono riusciti a produrre la documentazione neppure per mandare il progetto in gara e annaspano adesso con l'acqua alla gola.

 

Su 129 amministrazioni su cui pende la procedura d'infrazione almeno il 30% non è riuscita ad approvare neppure il progetto esecutivo: in alcuni casi si è ancora in fase di progettazione preliminare o ancor peggio allo studio di fattibilità dell'opera. 

Proprio per questa ragione nei giorni scorsi la Regione ha convocato i Comuni inadempienti per dare nuovo impulso agli iter amministrativi e offrire il supporto tecnico del dipartimento Ambiente.