Un breviario di dritte per andare a colpo sicuro e vivere una delle montagne più belle d’Italia in armonia con la natura divertendosi anche un po’
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Mangiare, dormire, dormire mangiare, ecco la cantilena di chi della montagna sa poco o non la ama, o non la capisce (l'adagio preferito dai silomani è: la Sila vo' capita) e ci fa una puntatina di malavoglia.
In effetti è così: si mangia (in alcuni posti davvero bene, come in certe fattorie a due passi da Moccone o verso il Cecita) e si dorme meravigliosamente (scegliendo il posto giusto).
In queste settimane in cui l'afa avvinghia ferocemente le viscere della costa e della città, in Sila, a sera, si tira su la copertina al mento. Solo a pensarci vien voglia di prendere la macchina e andare, ci vuole solo un po’ di pazienza, però, perché lungo la statale una serie di semafori (lavori in corso eterni, di ponte in ponte) rallentano l’arrivo.
Intanto che la strada si dipana e si arrampica fino a Fago del Soldato, e l’ultima galleria annuncia di tirare giù il finestrino per respirare davvero, ecco cinque cose da fare in Sila (e qualcuna da non fare assolutamente).
1. Fotografare il tramonto a San Lorenzo
C’è una chiesetta, piccola, minuscola, tutta in legno che guarda il lago Cecita. È la chiesetta di San Lorenzo, col tetto spiovente e un piccolo campanile stretto e lungo. Sembra uscita dalla sequenza della sposa di Kill Bill. Percorrendo la strada che da Camigliatello porta verso il Cupone, basta seguire l’indicazione che punta verso sinistra e percorrere un breve tratto sterrato che porta a un ampio spiazzo.
L’ora ideale è la golden hour, quando il cielo inizia a dipingere un quadro di Monet. I rossi e i violetti si riflettono sulle acque piatte del Cecita, i corvi gracchiano, i cerchi nell'acqua improvvisi tradiscono sbadigli di trote. Intorno, le coltivazioni di patate e una minuscola, solitaria, casetta in legno che guarda da una collina. Una poesia di Wordsworth. Il consiglio è portarsi una birra fresca, sedersi sulla staccionata della chisetta e godersi il tramonto.
2. Camminare tra i giganti
I “patriarchi” della Sila si stagliano nella riserva del Fai da quattrocento anni. Sul sito è possibile prenotare visite guidate tra i sessanti esemplari di pini larici e aceri montani piantati nel Seicento dai Baroni Mollo. È una riserva di biogenetica che raccoglie un patrimonio inestimabile.
Le visite, libere o guidate, sono permesse tutti i giorni, dalle 10 del mattino alle 17 e, nei fine settimana, fino alle 19. Ci sono diversi percorsi tra cui scegliere: il cammino fino a Cava Melis, verso un antico vigneto; la camminata, con una guida Aigae, per osservare il tipico scoiattolo nero, il picchio nero, e molte altre specie che abitano questi luoghi straordinari.
Al vespro si può fare trekking serale con una guida professionista per godere della luce dorata del tramonto che fa capolino tra i tronchi secolari; infine, per chi vuole assaggiare i prodotti tipici della zona, ci si può prenotare al ranch vicino terminando la giornata con una degustazione di caciocavalli, ricotte, formaggi e giungate ottenuti dal latte crudo appena munto dalle vacche.
3. La fiaba del treno
Sembra quell’antico convoglio che si disegnava sui fogli delle elementari: la canna fumaria, il vapore che esce allegro, il ciuff all’arrivo e alla partenza. Il Trenino della Sila è di nuovo attivo nella breve tratta Moccone-Silvana Mansio. Un viaggio tra i monti che sembra un viaggio tra mondi.
In inverno salirci a bordo è un’esperienza straordinaria, i paesaggi coperti dalla coperta di neve, i laghi ghiacciati che scorrono dal finestrino, riportano alla mente certe fiabe antiche. D’estate, accompagnati dalla brezza odorosa delle montagne, è l’occasione per far divertire soprattutto i più piccoli che si trovano immersi in un piccolo sogno.
Il trenino è attivo tutti i fine settimana e raggiunge la più alta stazione ferroviaria a scartamento ridotto (950 mm) d’Europa, ad oltre 1400 metri d’altezza. I biglietti si prenotano sul sito al prezzo intero di 15 euro e ridotto (bambini fino ai 12 anni) di 8 euro. I biglietti last minute, pagati direttamente sul treno, costano 2 euro in più. L’ultima corsa è alle 15:30. Buon viaggio!
4. In ogni luogo, in ogni lago
Il lago Arvo, a Lorica, ha un colpo d’occhio straordinario. L'Ampollino è selvatico e vintage, Il Cecita è una cartolina, l'Arvo è un film. Il blu del cielo a pennellate si dipinge sulla superficie dove ondulano le barche a vela, intorno una corolla di boschi verdissimi fa da spettatore da lontano. Un battello percorre in mezz’ora il lago, se ci si vuole rilassare è l’ideale, il costo è di 7 euro a persona per godersi il paesaggio tra un sottofondo musicale stile new age e la voce narrante che racconta la storia del lago e della sua diga fra le prime in Europa in terra battuta. L’ultima corsa è alle 18:30. In alternativa si può anche scegliere una vogata in canoa oppure una cavalcata tra le sponde con il vento tra i capelli.
5. Sotto le stelle di Montescuro
Fuori da ogni itinerario o consiglio ordinario, l’ultima dritta è di mettere nel bagagliaio una bella coperta pesante, una felpa, scarpe comode e uno zaino per poggiare la testa, e avviarsi verso le curve torte che portano a Montescuro, all’ex spiazzo degli elicotteri che di giorno è luogo ideale per un pic-nic (da gustare all’ombra degli alberi che circondano lo spiazzo).
Lì, su quel rilievo, con le luci della città di Cosenza che brillano ai tuoi piedi, il cielo è un tappeto trapuntato di stelle che sembrano così vicine da poterle toccare. Nelle sere limpide, quando la luna non è troppo piena, la Via Lattea appare come una scia di sapone e il silenzio è una carezza sul capo. La notte di san Lorenzo è uno spettacolo di comete tutto da vedere. Il consiglio è andare in compagnia, godersi la notte stellata ed esprimere un desiderio. Lassù, dicono, si realizzano davvero.
Cosa non fare assolutamente
Ed eccoci ai cahiers de doleance. Cosa non fare. In ordine: non assaggiare almeno un piatto di tagliatelle (fatte in casa) ai funghi, fatte come si deve (in alternativa: non ordinare un maxi panino caldo con salsiccia, pancetta e cacio); non brindare con un vinello locale fresco, mettere i tacchi, fingere di non trovare il cestino dell’immondizia. In ultimo: non tornare.