VIDEO | È stata istituita attraverso una legge regionale. Il presidente dell'associazione che gestirà l'area: «Chi vive il territorio tutti i giorni può valorizzare e raccontare al meglio le bellezze che offre»
Tutti gli articoli di Ambiente
PHOTO
È stata istituita con legge regionale la Riserva naturale del Vergari nel comune di Mesoraca, nel Crotonese, per un perimetro specifico che va dalla frazione di Filippa fino alla frazione montana del Villaggio Fratta.
In questo affascinante ed unico contesto presilano del Crotonese è possibile distinguere ben tre zone fitoclimatiche (Lauretum, Castanetum e Fagetum), tutte caratterizzate dalla presenza di comuni elementi naturalistici di grande valenza ecologica e paesaggistica, certamente tra i più rilevanti dell’intera regione calabrese.
Ma la rilevanza può e deve assurgere non solo ad aspetti ambientalistici e naturalistici ma, come spesso capita per opportunità di questo tipo, in tanti altri posti così particolari del bel Paese, anche per quelli storici, che rafforzano le opportunità turistiche e produttive dell’intera regione.
E il fatto che la proposta sia stata relazionata dal primo firmatario della proposta di legge, Pietro Raso (Lega), che l’ha presentata assieme al collega di Fratelli d’Italia Antonio Montuoro e che entrambi siano originari e rappresentanti della provincia di Catanzaro, non può certo essere giustificato solo dalla nota mancanza di rappresentanti crotonesi in seno al Consiglio regionale.
Raso: «Riduttivo chiamare suggestivi questi luoghi»
«È proprio il territorio che mi ha cercato e subito convinto della bontà del progetto, le associazioni che da anni propongono itinerari esperienziali assieme al Comune di Mesoraca mi hanno portato su questi luoghi che è riduttivo chiamare suggestivi sono i veri proponenti», ci ha riferito Raso.
«L’associazione Maruca, il suo presidente Architetto Cistaro che ringrazio, mi hanno accompagnato al Parco fluviale al Villaggio Fratta, al museo di Filippa ed in tanti altri piccoli gioielli che devono poter divenire patrimonio dell’intera regione per una caratterizzazione nazionale ed internazionale della proposta turistica di qualità che passa anche attraverso questi iter istituzionali», ha specificato il presidente della IV Commissione Assetto e utilizzazione del territorio e protezione dell'ambiente in diverse occasioni.
«Amore sviscerato per il nostro paese»
Siamo andati anche da chi sente l'emozione e la responsabilità del vero e proprio evento storico, l'architetto Emiliano Cistaro.
Architetto questo è un primo rilevante risultato che vi consegna uno strumento. Ma da dove arriva l'autorevolezza di potervi essere proposti come "proponenti"?
«Questa autorevolezza ci arriva dall'amore sviscerato per il nostro paese e per la Calabria, consapevoli che solo chi vive il territorio tutti i giorni, può valorizzare e raccontare al meglio le bellezze che offre».
La legge regionale 10 del 2005 che ha permesso questa istituzionalizzazione della Riserva naturale regionale, già l'onorevole Raso ci ha anticipato che sarà presto modificata ed integrata, cosa vi permetterà di fare oggi? C'è differenza con le istituzioni ministeriali e statali delle riserve naturalistiche?
«Si c’è una differenza, ma questo importantissimo traguardo già ci permetterà di tutelare e valorizzare il nostro patrimonio elevandolo a patrimonio regionale, ma anche, se non soprattutto, ma di organizzare l’educazione ambientale necessaria a coinvolgere tutti i calabresi, e non solo i fortunati appassionati, in un processo di rinascita che può passare solo attraverso la consapevolizzazione del nostro essere cittadini che avevano appieno solo i nostri antenati».
Quanto dipenderà ora, da voi Associazioni e quanto dal Comune di Mesoraca?
«Non ci sono percentuali, dovremo fare la nostra parte, tutti. Non ci sono protagonisti se non l’inizio di una nuova era per Mesoraca a modello di una nuova Calabria».
La storia e la rilevanza ambientalistica della Riserva naturale
Anche nella proposta di legge regionale appena approvata dalla massima assise calabrese che istituisce la Riserva Naturale Regionale del Vergari, ci sono tracce di una delle fonti storiche più antiche per questo tipo di siti: sarebbe addirittura infatti Stefano di Bisanzio, conosciuto anche come Stefano Bizantino, a fare cenno per primo di Reazio e Vergari (come corsi d’acqua) che molto dopo il geografo bizantino, vissuto nel VI secolo ed autore di un importante dizionario geografico intitolato Etnica, diedero “giustificazione” alla fondazione dell’attuale Mesoraca che ebbe tra le prime denominazioni Misuracion, corrispondente in latino a Mesoreacium, poi Mesuraca e, nell’Ottocento, quello di Misuraca.
E per comprendere quanto i tantissimi spunti naturalistici di questi luoghi ed in specifico del Vergari incrocino le prime notizie certe su Mesoraca, che risalgono all’età medievale, è davvero interessante approfondire scritti e ricostruzioni di noti eruditi calabresi quali Gabriele Barrio, Gerolamo Marafioti, Giovanni Fiore e, soprattutto, Andrea Fico. Mesoraca infatti, che è situata nella parte occidentale della provincia di Crotone, si fondò ed ancora oggi si sviluppa da nord-ovest verso sud-est con una lunghezza di quasi 32 km, mentre in larghezza è (solo) all'incirca 3 km, e dai piedi del Monte Giove nella Sila Piccola si fa attraversare, ancora oggi, dai due corsi d'acqua, il Vergari e il Reazio, entrambi affluenti del fiume Tacina.
Le acque del Vergari, ancora oggi, sono fondamentali per l’uso irriguo nelle campagne di tutto il Crotonese, ed hanno anche consentito, nel passato, il funzionamento di antichi mulini per la macinatura del grano e di altri cereali. Nel suo letto si notano ancora i ruderi di numerosi opifici ed il segno di una "chiusa o pescaia", ovvero una piccola diga fatta di grosse pietre che sbarrando il corso del fiume e diminuendone la pendenza, fa raccogliere a monte le acque in uno spesso ed abbondante filone che si spinge fino ad un canale che ancora oggi ha la funzione di trasportare le acque a nord-est del paese per irrigare gli orti.
Vi è di più: dalla sponda sinistra del fiume Vergari, a circa tre chilometri dalla sorgente, si trovano i resti dell’abbazia cistercense di Sant’Angelo del Frigillo. La zona è attraversata da una mulattiera che ancora oggi conduce a Fratta, alle Varrilare, a Montano, a Luta, zone di montagna dove, da sempre, si ricava quel particolare legno che è servito per la tradizionale costruzione di barili, sedie, basti e cesti in una tradizione artigiana che caratterizza il paese.
Ed è davvero molto affascinante farsi trasportare dal corso d’acqua del Vergari per comprendere quanto abbia naturalmente levigato un luogo ricco di storia ed arte di chiara impronta benedettina che ha tracciato e salvaguardato un panorama bellissimo che queste valli possono ancora oggi regalare. È così che dopo aver attraversato le ultime case di Pietrapiana e scalato i colli Matuntia e la montagna di Petrara, dai suoi fianchi scoscesi e selvaggi, scarni di vegetazione e ricchi di pietre granitiche di ogni dimensione, il mare appare vicinissimo dando forma e senso all’intero Marchesato, con i suoi calanchi un tempo regno del latifondo. E qui che si deduce, dal punto di vista geologico, che l’area fa parte dell’unità della Sila, che rappresenta un elemento strutturale di grandissimo interesse scientifico. In alcune zone infatti affiorano banchi di granito rosa, come a Monte Giove, vera e propria appendice della Sila che si protende verso il mare Ionio, a valle della fase sedimentaria che si aggrappa alle falde del massiccio silano e che è costituita essenzialmente da conglomerati ed arenarie del miocene e del pliocene.
Ma è certamente la ricchezza floristica e faunistica dell’area del Vergari che è forse l’elemento naturale di maggiore interesse per visitatori, escursionisti, appassionati ed anche studiosi. Per quanto anche in questa zona non sia mancata, negli ultimi decenni, una pressione antropica che va certamente guidata se non addirittura impedita. Il rischio di compromettere i delicati equilibri della natura, l’istituzione di questa Riserva può e deve far custodire un paesaggio agrario e forestale che si è conservato sostanzialmente integro. In alcuni casi si possono ancora osservare luoghi addirittura incontaminati, nei quali la copertura vegetale si mantiene inalterata ed esprime elevatissimi indici di biodiversità.
Così come un cenno a parte la corposa relazione scientifica della proposta di legge approvata, ha dedicato alla cosiddetta vegetazione ripariale, cioè quella costituita dalle associazioni vegetali che si sviluppano lungo i corsi d’acqua e che sono legate, quindi, agli ambienti umidi. Tali associazioni, qui, fanno prevalere i corsi d’acqua che scorrono incassati in stretti canyon o gole tranne che nella parte alta (dove scorrono spesso in vallette aperte) e nei tratti terminali, prossimi alla costa. Aspetti diretti ed indiretti questi, tra i più forti, che hanno dato impulso e concretezza alla nascita ed allo sviluppo della realtà che da anni costituiscono la proposta più convincente del territorio: il Parco fluviale del Vergari che da anni propone con l’Associazione Maruca una esperienza meravigliosa da non perdere assolutamente anche attraverso il Museo dell’Uomo e dell’Ambiente a Filippa e che, prima di questa legge approvata, presentava l’iniziativa come all'interno del Parco Nazionale della Sila.
Il Parco fluviale del Vergari, da oggi, farà parte della Riserva naturale del Vergari. Un risultato per il quale, l’Associazione Culturale la Maruca ha stilato un lungo elenco di ringraziamenti che ha affidato ai social.