Francesca Galiano è seduta sul divanetto blu dell'imbarcazione e si lascia cullare dalle onde del mare del porto di Maratea. Parla della sua creatura, della storia, dei sacrifici degli ultimi anni e si commuove fino alle lacrime. Ha 37 anni, i capelli a caschetto e gli occhi neri e profondi di chi sa il fatto suo. È la moglie di Luca Grosso, due anni più grande di lei, che la guarda con amorevole complicità seduto poco lontano mentre cerca di strapparle un sorriso per fermare il suo pianto di gioia. Francesca e Luca sono i realizzatori di "Elettra", la prima barca turistica italiana a energia solare, che promette di rivoluzionare il mondo della nautica e azzerare le emissioni inquinanti in mare. Si tratta di una creazione importante, al momento unica nel suo genere, che ha richiesto passione e pazienza, ma anche un ingente investimento e un coraggio da leoni, considerato che gran parte del lavoro è stato fatto proprio durante l'anno della pandemia, quando le vite umane sono state messe in stand by e l'economia mondale è crollata a picco.

Galeotta la gita al salone nautico 

La storia di Elettra comincia cinque anni fa, quando Francesca e Luca, da sempre appassionati di mare e natura, si recano a Genova per visitare il salone nautico. Lì osservano un prototipo di un motore elettrico e nella loro testa si accende una lampadina. «Realizzeremo la prima barca turistica a energia solare», pensano. Sì, ma come? Intanto bisogna trovare i fondi, tanti. Così nasce la società Galatea Srl grazie alla quale la coppia calabrese, lei di Scalea, lui di San Nicola Arcella, rilevano due stabilimenti balneari e gestiscono le attività di Galatea, l'imbarcazione intorno alla quale ruotano tutte le attività di famiglia. È così che gettano le basi economiche per la realizzazione del loro ambizioso progetto.

Un sogno che si realizza

Sano anni di duro lavoro. Francesca e Luca fanno i salti mortali per mettere da parte il gruzzoletto e alla fine ci riescono. Per realizzare il loro sogno si avvalgono di professionisti rigorosamente del sud Italia, prevalentemente calabresi, ma anche lucani e campani. La scelta dell'imbarcazione che diventerà Elettra non è casuale. «Ha una storia particolare - ci dice Francesca -. Va via da questo mare, fallita e sconfitta, e ritorna vittoriosa». Ha un significato speciale. «È il senso più intrinseco di una rinascita». Francesca e Luca capiscono che la scelta è quella giusta quando il loro figlio comincia a disegnarne i contorni su un foglio quando Elettra era ancora solo un'idea.

Elettra, la ninfa del mare

Elettra è presente e futuro, ma anche passato. Unisce l'oggi il domani e il futuro, ma rappresenta anche ciò che è stato, tanto per ricordarsi da dove si è partiti. Nonostante il rivoluzionario motore a propulsione elettrica alimentato dall'energia solare, conserva ancora i due motori diesel originari, perfettamente funzionanti, che serviranno in caso di emergenza. I pannelli solari installati sul tettuccio sono invece 15 e garantiscono una velocità media pari a 5 nodi con un'autonomia di circa dieci ore. Il motore non emette elementi inquinanti e soprattutto è silenzioso e non emette alcun suono. Questo consentirà ai turisti di godersi le bellezze della costa tirrenica senza danneggiare la natura.

Alla scoperta della Riviera dei cedri

Attualmente Elettra è adagiata nelle acque del porto di Maratea, in Basilicata, in attesa delle ultime installazioni, ma dal prossimo giugno si sposterà a San Nicola Arcella. Da qui sarà possibile imbarcarsi e andare a visitare i luoghi più belli e caratteristici della costa, che comprendono, per ovvie ragioni, l'Arcomagno e l'isola di Dino.

Il coraggio di osare

Francesca e Luca lo avranno sentito dire un milione di volte: ma chi velo fa fare di correre un rischio così alto e investire tempo e denaro in una regione che spesso e volentieri si rivela ingrata, soprattutto con i suoi figli. Ma loro non si sono lasciati intimidire dagli ostacoli, tanto meno si sono lasciati sopraffare dalla paura e sono andati incontro ai loro sogni spediti come un treno. «Il tempo ci ha dato ragione», dicono. E il loro traguardo vale il doppio. In una regione messa in ginocchio dalla corruzione e dal malaffare, il loro coraggio è un esempio per tutti i calabresi in cerca di riscatto. Un'altra Calabria è ancora possibile. «Ho imparato - conclude Francesca - che quando ti sembra che tutto è perduto, quando pensi che non c'è futuro, devi fare un passo indietro e osservare dall'esterno senza ascoltare nulla. I sogni sono solo obiettivi, nessuno dice che sia facile raggiungerli ma con sacrificio, dedizione e passione si possono realizzare».