Nel gioco dei luoghi comuni, ci sono delle realtà impossibili da non contestualizzare geograficamente. Se ad esempio si pensa al web, viene in mente la Silicon Valley. Se invece si pensa alle bollicine, queste rimanderanno allo Champagne, laddove francofili, o all’astigiano (se italocentrici). La pizza Margherita evocherà Napoli ed il Golfo. Ma nella tabella scontata delle associazioni di idee, se si pensa al giornalismo di cronaca, viene in mente La Locride. Da San Luca a Riace all’Aspromonte, passando per le aree archeologiche abbandonate, questa terra di cultura e di storia, di faide e rapimenti, di storie epiche, di migranti ed esperimenti è il gran bazar della notizia. Un’abbondanza inestricabile di fatti, persone, crimini ed eroismi, faide, rapimenti, esempi limpidi di civismo e istituti scolastici di livello europeo, in salsa precaria, che la rendono una palestra formidabile per ogni giornalista che si rispetti.

Un mosaico difficile

Per tener dietro alle tessere di questo mosaico impossibile da ricondurre ad una visione unitaria, ci vorrebbe la perizia di un orologiaio svizzero, la pazienza di Penelope, lo stoicismo di Epitteto. Ilario Balì, di tutte queste qualità, ha certamente dalla sua una imperturbabilità notevolissima, che lo aiuta a mantenersi equidistante dai “rovesci della cronaca” dell’informazione dalle sue parti. E questa calma, lo aiuta non poco nello svolgere il suo lavoro: quello di corrispondente per la testata Lacnews24.it e per il tg di LaC Tv proprio dalla Locride. Ma come inizia la carriera di un giornalista atipico, estraneo a tutti i cliché del cronista d’assalto, che racconta ogni giorno le vicissitudini di questo lembo magnogreco d’Italia? Il racconto non lascia molti dubbi. Si è trattato di una vocazione tardiva, mossa dal caso in prima battuta, e dall’amore per il pallone in seconda.

 

Gli Uffizi, il primo scoop

«Ho capito che il mondo del giornalismo sarebbe stato il mio, durante il terzo anno di liceo. La mia professoressa di italiano, che non ringrazierò mai abbastanza, mi coinvolse nel giornale di classe: ricordo che nel primo articolo raccontai i giorni della gita che avevamo fatto a Firenze. In assoluta buona fede non mancai di riportare la mancata visita alla galleria degli Uffizi (un po’ come andare a Roma e non vedere il Colosseo) che, per motivi vari, aveva caratterizzato la nostra uscita: ed il mio pezzo, non volendo, finì col sollevare un polverone, con polemiche tra la preside e il professore di Storia dell’Arte, che per fortuna si risolse tra loro con le scuse del primo, e una stretta di mano - . E ancora: per arrivare ad una prima entratura, un contatto con un quotidiano vero e proprio, dobbiamo però aspettare fino al 2006, anno in cui misi piede per la prima volta nella redazione sidernese di Calabria Ora. Iniziai come corrispondente seguendo lo sport e la politica della Locride: e devo dire che la passione per il calcio è stata fondamentale. I miei sogni di ragazzo, infatti, riguardavano questo mondo, dove vorrei un giorno fare strada».

Dal giornale della scuola al professionismo

«Passai così qualche anno: e la svolta vera e propria, arrivò nel 2010 la svolta. Il giornale Calabria Ora stava attraversando una fase di transizione e a causa di alcune defezioni molti settori erano rimasti scoperti. Una mattina di metà aprile, il mio telefono squillò. Dall’altra parte riconobbi la voce di Pietro Comito, all’epoca caporedattore e attuale condirettore di LacNews24, che mi proponeva una collaborazione. Pietro mi propose di seguire la cronaca giudiziaria dal tribunale di Locri per la sua redazione : e dopo qualche momento di esitazione, decisi di accettare, felice della fiducia che aveva riposto nei miei riguardi. Non posso negare che inizialmente ebbi qualche difficoltà. I primi tempi furono difficili, poi l’argomento iniziò a piacermi: capivo che stavo frequentando una grande palestra, e che vivevo una occasione unica di crescita personale e maturazione professionale. Quell’esperienza si concluse malamente con la chiusura del giornale, nel 2014. Il sottoscritto, a differenza di molti miei colleghi, non aveva accettato di sposare altri progetti editoriali. Pertanto, rimasi qualche mese disoccupato, sfruttando le giornate in preparazione all’esame di stato come giornalista professionista, superato nel 2015. Dopo una parentesi alle Cronache delle Calabrie, quotidiano diretto da Paolo Guzzanti, arriva la chiamata a LaCnews24.it».

Da ospite a corrispondente

Anche qui, fu il caso a determinare la mia presenza. Avevo avuto modo di conoscere gli studi di LaC tv durante un’ospitata come giornalista sportivo. E nell'osservare il funzionamento, la messa in onda, la conduzione del contenitore domenicale della rete, ero rimasto colpito dall’organizzazione militare che il network mostrava, in tutti i reparti (regia, redazione, ecc.). Capivo di trovarmi in una realtà più unica che rara, in Calabria. Quindi, quando ebbi l'opportunità di collaborare, ne fui felice. Capivo di aver intrapreso un cammino importante - . Infine-: Qui il livello di professionalità richiesto è altissimo. Quanto alla qualità del lavoro del sottoscritto, non sono abituato a giudicarmi (in genere lo lascio fare ad altri). Ma credo di avere un pregio: la versatilità. Mi uniformo in tempi brevi alle necessità, e posso passare da un media all’altro, senza difficoltà. Insomma, mi adatto a fare tutto. Dal cartaceo alla tv (e al web): ed ogni media, comporta un mestiere a sé stante, una tecnica diversa. Cambia tutto, soprattutto l’approccio alle notizie. Questo è un network crossmediale: lavorare qui ti fa sentire un giornalista vero, che può confrontarsi con i tanti professionisti che quotidianamente contribuiscono a renderci un riferimento importante, nel panorama dell’informazione in Calabria ed in tutta Italia».