Si è parlato di diritti dei lavoratori durante la puntata di Dentro la Notizia, la striscia d’informazione di LaC Tv che va in onda ogni giorno, dal lunedì al venerdì, alle 13. In studio con Pierpaolo Cambareri, il segretario regionale della Cgil Gianfranco Trotta che ha illustrato i punti fondamentali della mobilitazione che tutte le categorie del sindacato hanno appoggiato, ovvero la campagna referendaria. Cinque referendum abrogativi, partiti inizialmente col progetto che prevedeva anche l’abolizione della legge riguardante l’autonomia differenziata, poi non passata.

«La nostra è una campagna che comprende anche i referendum – ci tiene a precisare Trotta - . Una parte di questi punta a colpire il “Jobs Act”, soprattutto la materia riguardante i licenziamenti. Ora chi viene licenziato in una azienda superiore a 15 dipendenti anche se in maniera ingiusta, sancita da un giudice, il lavoratore viene indennizzato. Vogliamo che queste norme vengano abrogate, il lavoratore in questi casi, se c’è la sentenza, deve essere reintegrato. Ciò riguarda 4.5 milioni di lavoratori in Italia che vivono in una sorta di precariato continuo». Renzi, padre della riforma, ha annunciato che si batterà per il No.

Il Governo sostiene, con numeri alla mano, che in Italia sia aumentata la forza lavoro. In merito a ciò Trotta dice: «I numeri sono falsati. In Italia ci sono persone, i cosiddetti stagionali, che in un anno firmano tre contratti diversi di lavoro, cioè lo stesso codice fiscale nei dati viene conteggiato tre volte».

L’altra grande questione riguarda il diritto di cittadinanza per gli stranieri che riguarda 2,5 milioni di persone e nel caso in cui passasse il Sì «si passerebbe da 10 a 5 anni per ottenere il passaporto italiano – spiega il segretario Cgil -. Sono persone italiane a tutti gli effetti, vivono nelle nostre città e parlano i nostri dialetti».

«Questo Governo sostiene che il modello da esportare sia quello dei Cpr in Albania – continua Trotta -, neanche a farlo apposta siamo a pochi giorni dall’anniversario della strage di Cutro, emergenza gestita da questo governo dove con certezza si sarebbe potuto fare di più. Comunque noi siamo per il modello di accoglienza che negli anni abbiamo costruito in Calabria. Modelli illustri come quelli di Acquaformosa, Camini, Riace».

Poi il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro, un altro punto toccato dai referendum: «Ogni anno purtroppo contiamo oltre mille persone che la mattina va a lavorare e poi non fa più ritorno a casa, due casi di decessi solo in Calabria in questo inizio di 2025. A questi si aggiungono i casi di persone che poi devono richiedere l’invalidità. Ma il giro degli appalti e subappalti in ditte e aziende rende sempre più difficile individuare il datore di lavoro che in questi casi è il responsabile, scatta una sorta di scaricabarile. Con il Sì, si andrebbe a modificare questa cosa che crea solo confusione e il committente del lavoro si andrà ad assumere tutte le responsabilità».

Infine si concentra su un tema a lui caro, ovvero il sistema pensionistico. Trotta sostiene che i Calabria ci sia già un’emergenza nel settore e che ci sia una disparità netta tra pubblico e privato e anche tra uomo e donna: «Stiamo mettendo le basi per una povertà sociale di domani». E sulla sanità calabrese: «È stata annunciata l’uscita dal commissariamento, ne prendiamo atto. I Lea minimi sono stati raggiunti? I debiti sono stati saldati? Attendiamo risposte, ma la situazione attuale sembra non confermare questa cosa».

La battuta finale è sul tema dell’Alta velocità ferroviaria: «Manca un miliardo per completare la tratta fino a Praia a Mare e ad oggi i finanziamenti per i progetti in Calabria sono pari a zero, però per il Ponte sullo Stretto si sono trovati miliardi di euro. Ma che senso ha fare un ponte dove non arriva l’Alta velocità e dove le strade sono un disastro? In più c’è anche un alto impatto ambientale da considerare, che non è secondario».
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