La Vibonese incassa la decisione del Giudice sportivo nel post Rieti (giornata di squalifica per Pietro Ciotti e multa da 500 euro), ma non ci sta a passare come un club violento. Forte e decisa la replica del club rossoblu, a ventiquattro ore dalla gara in terra laziale (vinta per 1-0 grazie il gol di Taurino), che parte dalla ricostruzione passo dopo passo dell’accaduto del difensore rossoblu:

 

«Ricordo che eravamo negli spogliatoi nel dopo partita – commenta Pietro Ciotti – ovviamente eravamo contenti per il risultato ma praticamente non ci è stato permesso di gioire per nulla perché – continua - appena siamo entrati in stanza siamo stati sommersi da colpi e pugni continui alle finestre che davano evidentemente su un’area a cui tutti avevano accesso. Abbiamo provato a chiedere gentilmente si smetterla – sottolinea Ciotti - ma al nostro disappunto, anziché cessare, i colpi ai vetri sono diventati più frequenti e forti, tant’è che una finestra si è aperta. Ci siamo spaventati – rimarca – anche perché tutti i vetri erano già scheggiati o, in alcuni casi, già rotti. Abbiamo avuto paura per la nostra incolumità soprattutto perché a quelle finestre non vi erano grate di sicurezza. A quel punto mi sono alzato per chiuderle - ed un infisso si è carrellato ma – ribadisce Ciotti – non ho rotto nulla. Sono davvero amareggiato per la squalifica e la multa comminata nei miei confronti – ma questa è la vera ricostruzione di quanto accaduto». Ricomposizione dei fatti confermata dal direttore generale rossoblu, Danilo Beccaria, presente al momento dell’accaduto: «E’ ingiusto – commenta il dirigente. Subiamo una penalizzazione e un danno di immagine senza colpe. Non faremo ricorso – rimarca – ma è giusto che tutti sappiano realmente cosa sia successo nella pancia del “Centro d’Italia”. La Vibonese è una società corretta. Come lo è il Rieti che, ovviamente – sottolinea il dirigente – non c’entra nulla. Non sarà infatti questo episodio a incrinare i rapporti fra le due società. Ma non possiamo non protestare per una decisione ingiusta che ci penalizza fortemente come Società, squadra e giocatore singolo. La Vibonese – rimarca Beccaria - respinge ogni atto violento e se avessimo avuto anche solo il minimo dubbio sulla lealtà e buona fede del nostro tesserato lo avremmo ammonito in maniera decisa. Ma è andata come ha raccontato lui. Io c’ero – spiega - ero presente ed ho visto tutto». E infine la chiosa del direttore generale con una domanda: «Com’è possibile che lo spogliatoio riservato alla squadra ospite possa essere raggiunto da chiunque senza sicurezza? Com’è possibile che le finestre siano sprovviste di grate di sicurezza?». Domande a cui qualcuno prima o poi dovrà rispondere.