L'idea di raccontare la storia di Fausto Desalu, perfetto esempio di integrazione sociale a dispetto di norme che ancora stentano a riconoscere un crisma di diritto a situazioni di fatto, era maturata nell'animo di Francesco Ceniti, giornalista calabrese da vent'anni trapiantato a Milano alla Gazzetta dello Sport, prima che il giovane atleta mantovano di origine nigeriana partecipasse all'indimenticabile impresa olimpionica di Tokyo, aggiundicandosi una storica medaglia d'oro nella staffetta 4x100 insieme a Marcel Jacobs, Filippo Tortu e Lorenzo Patta.

Una bella storia italiana

«Mi aveva colpito questo modello di integrazione sociale di Desalu all'interno di una piccola comunità che lo ha in un certo senso protetto nell'ambito di una vita certamente non facile per lui - ha detto Ceniti - Per questo avevo già maturato l'idea di mettere nero su bianco questa bella storia lontana da episodi di razzismo e ghettizzazione che purtroppo ancora in Italia emergono in altri contesti». Desalu, nato in Italia, abbandonato dal padre in tenera età e cresciuto dalla madre Veronica, aveva ottenuto la cittadinanza solo al compimento del diciottesimo anno per cui i record italiani stabiliti da juniores non sono stati omologati. «L'oro olimpico è stato lo spunto da cui partire - ha sottolineato Ceniti - Ma questa sua storia a lieto fine è anche un esempio per coloro che cercano nello sport il riscatto e la realizzazione dei propri sogni».

Quindici anni di attività sportiva

Veloce come il vento, edito da Baldini e Castoldi, è stato presentato nel Museo del Presente di Rende, una delle diverse tappe programmate in Calabria con la partecipazione dello sprinter azzurro appartenente al gruppo sportivo delle Fiamme Gialle della Guardia di Finanza. È intervenuto alla manifestazione il colonnello Giuseppe Dell'Anna, comandante provinciale di Cosenza del corpo. L'iniziativa è stata organizzata dall'Associazione Sportiva di Atletica Leggera K42 per celebrare i 15 anni di attività scandita anche da numerosi progetti condotti nelle scuole «nella convinzione - ha sottolineato il direttore tecnico Maurizio Leone - che non si debba soltanto costruire i possibili campioni del domani, ma sia necessario affiancare alla ricerca delle performance anche l'insegnamento valoriale dello sport per formare al meglio le generazioni del futuro».

Si guarda avanti

Fausto Desalu ha ancora impressa negli occhi quella terza frazione di staffetta in cui ha raccolto il testimone da Jacobs per consegnarlo a Tortu e lanciarlo verso il traguardo. Ma è tempo di pensare agli appuntamenti del futuro: «Siamo proiettati verso i mondiali del 2023 e poi, nel 2024, gli Europei in casa e di nuovo le olimpiadi. Spero di poter fare sognare ancora gli italiani e che la mia storia possa insegnare a tanti altri giovani come me, con il mio stesso talento ma non la mia stessa fortuna, che se veramente desideri raggiungere un risultato riuscirai ad ottenerlo». Sul tardivo riconoscimento della cittadinanza italiana, per come previsto dalla legge in vigore aggiunge: «Sono ottimista, penso che si arriverà ad un cambiamento ma nel frattempo è giusto rispettare le regole che ci sono».