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Ufficialmente le sue dimissioni sono da rintracciare in “ motivi personali”. Impossibile, tuttavia, non associare quanto accaduto nelle ultime ore alla crisi generale che sta attraversando l’intero Crotone. Sasà Gualtieri, d’altronde, non era e non è uno qualunque.
Uno di famiglia. Da sempre accanto ai fratelli Vrenna fin dalla nascita della nuova società. Venti anni di storia che dalla serie D hanno portato l’FC Crotone in serie A. Presidente del club rossoblu dal 2008 al 2011. Vicepresidente della Lega Serie B. Insomma non proprio il primo passato da quelle parti.
Le incomprensioni. Eppure da tempo, ormai, i rapporti con la famiglia Vrenna non erano più come un tempo. Già all’indomani della storica promozione in massima serie si parlò di divergenze tra lui ed il presidente rossoblu, Raffaele Vrenna, in merito alla costruzione della squadra e soprattutto alla scelta del tecnico. Controversie divenute più profonde con il passare dei giorni, con i tanti risultati negativi in campionato accumulati (8 sconfitte in 9 partite) e con la clamorosa questione “Ezio Scida” che ha allontanato anche i tifosi amplificando di più la crisi. Ecco perché le sue dimissioni fanno così tanto rumore da andare oltre le motivazioni ufficiali. Insieme a Sasà Gualtieri, tra l’altro, si è dimesso dal cda anche il fratello Pierpaolo. Nelle prossime ore è atteso un comunicato della società che dovrebbe sciogliere ogni dubbio.
Altra mannaia. A pesare come un macigno sull’Fc Crotone, però, c’è anche un’altra questione. Quella legata alla richiesta di confisca avanzata dalla Dda di Catanzaro dei beni, per un valore complessivo di 800 milioni di euro, del gruppo imprenditoriale dei fratelli Raffaele e Giovanni Vrenna, tra cui c'é il Crotone calcio. In merito nei prossimi giorni è attesa la la decisione della sezione Misure di prevenzione della Corte d'appello di Catanzaro. Il 16 gennaio scorso la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Crotone aveva rigettato la richiesta di confisca, sostenendo l'assoluta estraneità di Vrenna alle dinamiche criminali. Decisione a cui la Dda aveva fatto ricorso ribadendo la richiesta di confisca dei beni e di applicazione nei confronti dei fratelli Vrenna della misura di prevenzione della sorveglianza speciale, con obbligo di soggiorno per cinque anni nel comune di residenza. La difesa degli imprenditori, rappresentata dagli avvocati Francesco Gambardella, Francesco Verri e Carlo Federico Grosso, ha chiesto invece ai giudici di confermare la sentenza di primo grado. La Corte si è riservata la decisione, attesa nei prossimi giorni.
Accuse pesanti. I fratelli Vrenna, si afferma nel ricorso presentato dalla Dda alla Corte d'appello, sarebbero "imprenditori attigui al fenomeno mafioso per essersi, sin dalla genesi della loro attività, accordati con le consorterie criminali e segnatamente con quella denominata Vrenna-Corigliano-Bonaventura".
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