Protagoniste delle competizioni sono state finora soprattutto le donne, in particolare le italiane. Da Bebe Vio alla calabrese Anna Barbaro a Veronica Plebani. Esempi di chi non si è mai arreso
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Lo sport è sempre più veicolo di inclusione, nonché occasione di volontariato. In tutto il mondo, esistono, organizzazioni no profit che, grazie al supporto di atleti normodotati, valorizzano quelli disabili, in tantissime discipline.
E sempre a proposito d'inclusione nello sport, è interessante quanto ha affermato lo scalatore britannico Paul Pritchard, colpito da emiparesi in seguito a un grave incidente durante un’arrampicata: «Chi è disabile non è affatto incapace. La società mette barriere di fronte a chi è disabile perché tutti siamo abituati a vivere velocemente, ma da quando sono costretto a muovermi con lentezza, noto una miriade di cose che prima non vedevo. Sono diventato bravo a distinguere il carattere delle persone, credo, e credo di aver imparato che con il giusto livello di aiuto tutti possano riuscire a fare cose sorprendenti».
BebeVio, si è confermata regina nel fioretto alle Paralimpiadi 2020, in corso a Tokyo:
«Da piccola mi dicevano che non si può tirare di scherma senza braccia e che avrei dovuto cambiare sport, ma ho dimostrato a tutti che le braccia non servono: se hai un sogno, vai e prenditelo».
L’Italia ha mandato in Giappone la cifra record di 113 atleti (+14,14% rispetto a Rio 2016) di 15 discipline, con una presenza femminile (60) superiore a quella maschile (53).
«Ogni Paralimpiade ha sempre rappresentato un passo in avanti nella promozione di una diversa percezione della disabilità» ha scritto in una nota Luca Pancalli, presidente del Comitato italiano paralimpico (Cip). «La grande copertura mediatica delle Paralimpiadi degli ultimi anni ha favorito la nascita di una nuova consapevolezza sul tema della disabilità e stimolato riflessioni preziosissime sia sul ruolo sociale dello sport che sul concetto di abilità».
Per le Paralimpiadi 2020 inizialmente non ci stati grandi riscontri di stampa. E la stessa rete è apparsa piuttosto fiacca e distratta. Ma poi il numero dei post è cresciuto sempre più e i like ora aumentano notevolmente.
Protagoniste delle paralimpiadi sono state finora soprattutto le donne, in particolare le italiane.
«Non chiedere mai a una donna come fa ad essere così forte. Forte non si nasce, lo si diventa», scriveva Gustav Klimt.
Non esistono parole migliori per celebrare le donne di queste Paralimpiadi2020 - Tokyo.
Donne straordinarie come Anna Barbaro, la 35enne di Reggio Calabria che ha conquistato l'Argento nella classe Ptvi del Triathlon femminile. Anna non si è mai arresa neppure quando a soli 25 anni un virus l’ha privata della vista. Ha iniziato a praticare sport grazie al supporto del padre che l’ha quasi trascinata per la prima volta in piscina. Quello che doveva essere solo un modo per divertirsi, è invece divenuto un impegno a tempo pieno e un sogno realizzato.
C'è poi Veronica Plebani. Nel 2011 il Ko: meningite fulminante (a 15 anni). Menomazioni e cicatrici non la fermano: snowboard (Sochi 2014) canoa (Rio 2016).
"A Tokyo farò paratriathlon"
-Ma sei matta?
E così, eccola: Veronica Plebani è Bronzo.
BebeVio è la prima a gareggiare con protesi a tutti e quattro gli arti. Aveva 24 anni quando ha dato prova della sua grandezza.
Ha vinto praticamente tutto, ed oggi a Tokyo, si conferma regina del fioretto individuale femminile paralimpico conquistando l’oro, il secondo dopo quello di Rio, battendo 15-9 in finale la cinese Zho.
«Ho avuto un infortunio abbastanza grave, parecchio grave e mi han detto che neanche era» scontato «tornare a tirare. Quindi essere qua è magnifico. Abbiamo preparato tutta l'Olimpiade in due mesi. Quindi è stata veramente tosta».
Altra medaglia dal nuoto azzurro è quella della bravissima Xenia Francesca Palazzo con il suo argento.
Tre gare, tre medaglie: ecco Carlotta Gilli che sembra aver ha preso gusto alle vittorie!
Splendido argento nei 400 stile libero alle Paralimpiadi.
E poi ovviamente ci sono i maschi. Anche loro straordinari. Ne citiamo alcuni: Stefano Raimondi conquista la seconda medaglia alle Paralimpiadi di Tokyo: 100m rana e 100m stile libero.
Francesco Bettella è bronzo nei 100m dorso.
«Vietato dire non ce la faccio», ha sempre urlato Nicole Orlando, atleta italiana con la sindrome di Down, il papà di San Giovanni in Fiore, poi emigrato a Biella, è stato un brillante calciatore del Cosenza. La sua storia non fa che ricordarci che tutto è possibile con impegno e costanza. Nicole Orlando è un’atleta paralimpica. Nel 2015 partecipa ai Mondiali in Sudafrica nella specialità di atletica leggera, aggiudicandosi quattro ori e un argento. Proprio per questi successi, la campionessa paralimpica viene citata nel discorso di fine anno 2015 dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
«Vietato dire non ce la faccio», sta tutta qui la forza di Nicole e di tutti gli atleti alle paralimpiadi in corso.