La Reggina esulta per l'omologa del concordato. L'attesa decisione del Tribunale di Reggio Calabria è stata positiva per gli amaranto, che di fatto possono mettere da parte le ombre di anni di gestione complicati, potendo finalmente volgere lo sguardo al futuro. Una condizione fondamentale per andare avanti, evitare il fallimento e permettersi di poter pensare all'iscrizione al prossimo campionato. 

Andiamo, però, a ricostruire quanto avvenuto: dalla presentazione del piano alla decisione finale, con tanto di conferma per la partecipazione del Brescia all'udienza.

La ricostruzione

Come a suo tempo annunciato da Felice Saladini, l'iter è stato avviato il 19 dicembre scorso, quando la Reggina ha depositato la domanda di omologazione degli accordi di ristrutturazione dei debiti e di transazione su crediti tributari e previdenziali. Circa quattro mesi dopo, ovvero il 29 aprile, il club ha poi chiesto l'omologa del piano, allegando lettera d’impegno per il versamento in favore di INPS, INAIL e Agenzia delle Entrate quanto necessario per adempiere le previsioni del piano economico-finanziario. Va detto che tali enti hanno bocciato il piano, dichiarando parere negativo su quanto proposto dalla Reggina.

Il 30 maggio, poi, la società amaranto ulteriori documentazioni al piano, fra cui le le proposte transattive inviate ai creditori. A contestare il piano c'è stato, come detto, anche il Brescia Calcio: l'8 giugno i lombardi hanno presentato un'opposizione all'approvazione dell'omologa, considerata però tardiva da parte del Tribunale, secondo il quale il termine ultimo per una simile azione era quello del 1° giugno.

Le cifre

Il monte debitorio totale era di poco più di 23 milioni di euro. Dodici di natura tributaria, oltre due verso i dipendenti, tre verso i creditori, tre verso enti previdenziali e ulteriori due fra trattamenti di fine rapporto, incentivi all'esodo e pendenze non meglio specificate.

Dei quindici milioni di passività verso Inail, Enti Previdenziali e Agenzia delle Entrate, la Reggina ha proposto un pagamento di 784mila euro. Inoltre la Reggina ha trovato accordo con nove delle aziende creditrici, per un ammontare di 145mila euro a fronte dei 246mila dovuti a esse. Riguardo i debiti con i dipendenti, invece, è emerso come siano già stati definiti e pagati durante la gestione corrente.

Le motivazioni dell'omologa

In buona sostanza, seppur per certi versi potrebbe sembrare che lo stralcio sia eccessivo, il Tribunale ha valutato molteplici aspetti per arrivare all'omologa.

In prima istanza, senza concordato la Reggina sarebbe presumibilmente fallita: in tal caso la liquidazione giudiziale avrebbe portato ai creditori una stima di circa quattro milioni di euro, a fronte invece degli otto che porterà in dote l'accordo stipulato e omologato oggi. Una forbice decisamente ampia, specie considerando - come è stato fatto - la recente esperienza fallimentare della Reggina (quella di Foti, per intenderci), che è stata presa come esempio negativo, visto la dispersione del patrimonio (titolo sportivo, marchio, giocatori, ecc) che quella società sportiva aveva.

In buona sostanza, il Tribunale ha valutato - per l'Erario, per i creditori e per i dipendenti - molto più conveniente l'accordo presentato dalla Reggina piuttosto che un fallimento della stessa, anche a fronte del parere avverso degli stessi creditori.