Il Direttore Sportivo della fu Reggina 1914 Massimo Taibi è, da qualche giorno, al centro delle cronache. L'ex portiere ha manifestato l'intenzione di far parte della ripartenza calcistica cittadina e ha indetto una conferenza stampa per far luce sullo stato delle cose, dopo averle anticipate ai nostri microfoni a Milano. «Provo un grandissimo dispiacere per come sono andate le cose - esordisce Taibi - . Mi addoloro per i tifosi e per la città. Credevamo in un altro epilogo e voglio ringraziare tutti quelli che mi hanno sostenuto, in particolare anche i ragazzi della Curva Sud che ci hanno seguito fino al Consiglio di Stato». 

Leggi anche

Poi il racconto parte con l'inizio dell'era Saladini: «La storia è partita a giugno scorso, con la nuova società che ha ereditato tanti debiti. Volevamo la salvezza, il nostro punto fermo era Roberto Stellone. Poi la strategia societaria è cambiata, decidendo di prendere Inzaghi e raddoppiando il budget. Non sta a me decidere quanto deve spendere una società, io mi sono sempre attenuto alle direttive».

Una delle critiche che gli è stata mossa più frequentemente è l'assenza di plusvalenze: «Non siamo riusciti a produrle col settore giovanile. Le società con cui ho lavorato hanno inteso, per scelta, spendere sui cartellini. Ero riuscito a vendere Rivas ad un milione e seicentomila euro, ma la sua cessione è stata bloccata proprio per le ambizioni di vittoria che aveva la società».

I racconti sugli ultimi mesi

Cos'è successo a gennaio scorso? «Mi è stato detto di investire sul mercato, avevo bloccato cinque giocatori molto forti. Poi mi è stato detto che non era possibile investire e mi sono attenuto anche a questa indicazione. Da quel momento la squadra è entrata in sofferenza, complice pure la prima notizia venuta fuori da un giornalista importante che metteva in dubbio il percorso di omologa che si stava facendo e quindi il possibile arrivo delle penalizzazioni».

La frattura con Felice Saladini arriva nella notte di Ascoli. Taibi conferma quanto in città, da mesi, si mormora: l'ex proprietario non voleva andare ai playoff. «Dopo il match vinto con l'Ascoli c’è stata una forte interruzione dei rapporti tra la proprietà e la squadra, me compreso. In quel momento è iniziato il calvario, ho capito che sarebbe cambiato tutto ma senza pensare a una fine del genere. Sono successe cose antipatiche, i panni sporchi si lavano in famiglia e di certo non davanti ai dirigenti della squadra avversaria».

I giorni dell'esclusione: «Il 20 giugno veniamo a conoscenza del mancato pagamento. Poi è iniziato l'iter terminato al Consiglio di Stato. Ho supplicato i calciatori a rimanere compatti: ci credevamo tutti, non è andata bene. Ringrazio le istituzioni, in modo particolare Carmelo Versace e Paolo Brunetti e anche l’onorevole Cannizaro. Le Istituzioni ci hanno accompagnato ma purtroppo sono stati cancellati cinque anni di lavoro»

Sul suo coinvolgimento nella ripartenza del calcio a Reggio: «Io faccio il direttore sportivo, non l'imprenditore. Sono a disposizione di chi avrà la forza e la voglia di investire sulla nostra Reggina. Mi sono messo in moto da qualche giorno per reperire i giocatori: molti sono stati già bloccati. Qualora ci dovessi essere ancora io, confermo la presenza di Emanuele Belardi. Fare un campionato di serie D con la Reggina sarebbe una fortuna anche se certamente si è in ritardo. Mi ha cercato un gruppo di Milano che ho conosciuto a Reggio, so che vogliono creare qualcosa di forte. Chiunque volesse far ripartire la Reggina e vuole considerarmi, mi metto a disposizione».

Poi una chiosa finale, che però somiglia quasi a un commiato: «Se non si ripartirà da me, comunque tornerò, anche a vedere qualche partita».