L’ex direttore sportivo del Milan a ruota sul calciomercato e sulle squadre di Calabria impegnate in cadetteria: «A Crotone Ursino e Vrenna i veri top player».
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È l’operatore di mercato calabrese che più di tutti si è affermato in campo nazionale e internazionale. Nel ricoprire il ruolo di direttore sportivo del Milan, Massimiliano Mirabelli (52 proprio oggi, a Ferragosto) è come se si fosse ritrovato sul tetto del mondo. A capo della società italiana più titolata in Europa ha avuto il merito di imporsi con Raiola sul rinnovo di Donnarumma, ingaggiare Kessie e portare in rossonero Calhanoglu. Di recente ha evidenziato come l’addio a zero di portiere e centrocampista abbia mandato in fumo 150 milioni per i rossoneri.
Se ne dicono tante di quel famoso incontro con Raiola. Ha già raccontato tutto o c’è qualche omissis che deve rimanere tale?
«È storia già nota. Non era facile chiudere l’accordo e oggi si capisce ancora di più quanto fosse complicato. A differenza dell’attuale management, non avevo molto tempo eppure con gli artigli la spuntammo. Kessie è molto ambito. Mi auguro che resti al Milan, ma portare la pratica-rinnovo alla fine è sempre un rischio per elementi del genere . Sono del parere, vedi anche il caso-Insigne, che i contratti vadano prolungati a tempo debito».
Lukaku oltre a Donnarumma, Hakimi, Romero e De Paul. La Serie A ha finito di perdere campioni o c’è ancora pericolo?
«C’è ancora il rischio che qualcuno saluti l’Italia. Dopo la pandemia ci sono problematiche evidenti in ogni piazza. Al giorno d’oggi si rinforza chi non vende come Napoli e Juventus. I tifosi, anziché sognare i colpi di mercato, sotto l’ombrellone devono sperare che il loro club confermi in blocco il vecchio organico».
Commisso a Firenze, calabrese come lei. Che idea si è fatto dei recenti risultati dei viola?
«Commisso non ha colpe, né errori da addebitarsi. Ha investito tanto, sia economicamente che in termini di risorse».
Allo Spezia hanno esonerato Meluso. Pare che gli abbiano motivato il provvedimento con un software tramite cui sceglieranno i nuovi calciatori. Che ne pensa?
«C’è da ridere a riguardo. I calciatori non si scelgono così, ma tramite lo studio e la conoscenza che un direttore si porta dietro da anni. Una cosa del genere non è accettabile».
La crisi economica ha investito tutti tranne Psg e club inglesi.
«L’emiro di turno può fare quello che vuole. Il calcio inglese, invece, è più forte economicamente, grazie ai diritti tv e agli stadi proprietà. Sebbene in misura inferiore, la crisi toccherà anche loro».
Ha lavorato in Premier, al Sunderland. E’ così distante dalla Serie A?
«Sì, perché vige un’altra cultura. La differenza con il calcio italiano è veramente marcata. Andare allo stadio in Inghilterra significa vivere la giornata con il calcio. Sono in programma eventi finalizzati al football, il business pertanto è tanto e generalizzato. È un modello che va seguito, imitato, importato. Sogno in Italia gli stadi di proprietà: sarebbe il principale passo in avanti».
Mirabelli, veniamo alla Calabria. Vrenna-Ursino, è una coppia che non scoppia mai. Il segreto di tanta longevità qual è?
«Io la ricordo fin da quando ero ancora calciatore a metà anni ‘90. E’ un tandem che resterà nella storia: dalla Prima categoria alla Serie A. La famiglia Vrenna è un esempio, andrebbe fatta loro una statua d’oro al centro della città».
Simy viaggia verso Salerno, poi partirà Messias. In casi del genere prevale più l’amarezza di perderli o la soddisfazione di aver generato valore per il club?
«È motivo di orgoglio, assolutamente. Il Crotone sa qual è il suo ruolo, arriveranno nuovi Simy e Messias come già in passato ce ne sono stati altri. E’ questa la politica dei rossoblù: vendere e reinvestire».
Gallo sprinta per Di Carmine, non uno qualsiasi. Reggio Calabria è pronta per tornare a certi livelli?
«La Reggina ha investito tantissimo. Ha sfiorato i playoff lo scorso anno, ritengo pertanto che debbano coltivare il sogno della Serie A. Per tradizione, storia, passione e tifo devono assolutamente provarci quest’anno».
Mirabelli-Reggina: tanti titoli, tante voci. Ci dica lei…
«Nulla. Non c’è stato mai niente: ho scelto di intraprendere altri percorsi. In riva allo stretto lavora Giuseppe Mangiarano e qualcuno ha prodotto sui media un’associazione di idee sbagliata».
Argomento Cosenza. Conosce la piazza come le sue tasche. Vada a ruota libera.
«Guarascio è un presidente baciato dalla fortuna per tante motivazioni. Io sostengo sempre una cosa: credo nei cicli e l’unica squadra calabrese a non essere andata in Serie A è il Cosenza. Primo o poi sarà il suo turno, ma non sarà possibile farlo senza programmazione e investimenti. E’ fondamentale aver salvato la categoria, ma Cosenza merita di avere una società ambiziosa su ogni fronte. Così come la tifoseria non merita di penare al pari dell’ultima stagione».
Mirabelli dove rientrerà? Italia o estero?
«Estero, lì qualcosa si sta muovendo…».