Tanti gli aneddoti sull'uomo dei record chiamato il “presidentissimo”. Sfiorò l'impensabile traguardo degli 80 anni di tessera associativa Aia, ricevette la Stella d'oro Coni e fu per anni osservatore alla Commissione arbitri nazionale
Tutti gli articoli di Sport
PHOTO
Prosegue l’iniziativa “Aia 110 e lode”, promossa per celebrare i 110 anni dell’Associazione italiana arbitri che arrivano in questo 2021. Ed è il motivo per cui in esattamente 110 giorni, a partire dalla scorsa domenica 9 maggio fino al prossimo venerdì 27 agosto che segna la data di fondazione dell’Assoarbitri, sono stati e verranno ricordati gli associati capaci di lasciare una traccia importante nella storia della stessa Aia.
Personaggi d'ogni tempo
Personaggi d’ogni epoca espressi a livello territoriale dalle 207 sezioni in cui hanno svolto un ruolo tecnico e associativo degno di menzione, spiccando spessissimo il volo per i palcoscenici più prestigiosi con il fischietto in bocca o la bandierina in mano ovvero dietro a una scrivania. Alcuni raggiungendo perfino… l’internazionalità.
Antonio Gualtieri
Comunque sia, fra le realtà italiane più citate c’è anche Catanzaro che - dopo esser stata di recente ricordata per l’omaggio tributato a Dino Grani - è ora di nuovo sotto i riflettori poiché è stato dato il giusto merito anche alla persona a cui è peraltro intitolata la sezione dei Tre Colli: il notaio Antonio Gualtieri. L’uomo dei record verrebbe da dire, spentosi nel 2014 ben oltre il secolo di vita e poco prima di raggiungere l’impensabile quota degli 80 anni di tessera. Qualcosa di incredibile, già meritevole di un riconoscimento del rilievo della Stella d’Oro del Coni ben due decenni prima al traguardo dei 60 anni di militanza. Ma non è finita qui, perché quello che è stato definito in maniera affettuosa e deferente il «Presidentissimo» è stato alla guida della sezione del capoluogo dal 1956 al 1976.
L'epoca d'oro di Catanzaro
Parliamo di un periodo in cui Catanzaro ha espresso il meglio del suo potenziale negli stadi di tutto il Paese. Il riferimento è all’irruzione sul panorama nazionale dei fratelli Francesco e Giuseppe Panzino con il primo dei due divenuto un top class della serie A del tempo, vicino a ricevere il badge Fifa, capace di dirigere addirittura le grandi classiche e i match Scudetto insieme agli affidabili guardalinee (secondo la vecchia denominazione) Enzo Gallo e Tonino Paone.
Vette mai raggiunte, né prima né dopo la presidenza del notaio. Senza contare l’inquadramento alla Can, Commissione arbitri nazionale sempre in quel periodo (quale commissario speciale), di Gualtieri. Un lustro in cui fu osservatore di mostri sacri come, su tutti, Concetto Lo Bello. Classe 1913 e dunque quasi coevo all’Assoarbitri, ha fatto incetta di premi pure per l’attività svolta in ambito regionale, essendo stato Car dal ‘46 al ’50. Fra le curiosità che lo riguardano c’è infine quella di essere stato il padre del già prefetto e alto funzionario della Polizia di Stato, Giuseppe (pure lui ex dirigente nazionale Aia), che ha avuto il merito di arrestare Bernardo Provenzano.