Da anni mancano programmazione e una direzione artistica mentre la lirica è ormai scomparsa. L’emergenza Covid può essere la mazzata finale
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La situazione è quella che è: il Covid ha chiuso i sipari di tutta Italia, ma a Cosenza la situazione è in bilico ormai da anni. La querelle sul teatro Rendano, uno dei più belli del Sud, è aperta ormai da troppo tempo. Manca programmazione, i fondi si sono assottigliati, non esiste una direzione artistica e neanche una visione per ricostruire dalla cenere quello che un tempo era un teatro di tradizione invidiabile.
Sipari chiusi
L’attività, a guardare le ultime stagioni, è diventata sempre più povera e affidata esclusivamente a privati. Il Rendano è stato completamente spogliato dalla lirica che, un tempo, era il suo fiore all’occhiello. Di rilanci non se ne parla, e anche in questo momento di crisi sanitaria, in cui a pagare le spese sono soprattutto gli operatori culturali del settore spettacoli ormai fermi da un anno, il teatro di Cosenza rischia di essere risucchiato definitivamente in un buco nero.
La tradizione perduta?
Per riaccendere i riflettori sulla questione è stata lanciata una petizione online su change.org. Gli organizzatori della raccolta firme, che in poche ore ha raggiunto quasi duemila adesioni, avvertono: «Dal 31 gennaio il teatro di tradizione Alfonso Rendano rischia di diventare definitivamente un reperto archeologico. Se entro quella scadenza la nostra amministrazione non procederà a inoltrare la domanda al Mibact per ricevere i fondi necessari (contributi Fus), non soltanto non potremo avere una stagione lirica per i prossimi tre anni, ma rinunceremo volontariamente al titolo di teatro di Tradizione».