Un percorso musicale che ruota intorno alla musica popolare della Locride. E’ già disponibile negli store musicali il nuovo album dal titolo “Sangu” del cantautore e performer teatrale italo-tedesco Fabio Macagnino.  Il progetto attinge a sonorità e ritmiche che, indicando il passato, suggeriscono il futuro, facendosi ispirare dai dialetti. Un album sanguigno, a tratti animalesco e punk, in cui sono presenti strumenti musicali tradizionali, come lira calabrese, mandola, pipita, accostati a strumenti elettrici che danno consistenza al suono.

«La parola “sangu” è presente in diversi testi di questo disco, prodotto nei difficili mesi del lockdown – racconta il musicista - lì mi viene voglia di reagire a quello che stavamo vivendo, una voglia di tornare alla piazza e di sangue che pulsa. Il sangue dal mio punto di vista è un simbolo di vita di cui sento necessità. Il disco della mia maturità artistica? Si, è un album sintesi di anni di ricerca, negli anni non ho mai abbandonato la ricerca attorno alla tarantella e alla musica popolare calabrese, e insieme ad alcuni amici musicisti non abbiamo mai smesso di ragionare sul futuro della musica nella Locride. Questo album è il mio punto di arrivo».

Il disco prodotto da Sveva edizioni è frutto del sodalizio artistico con Stefano Simonetta, in arte “Mujura”, che ne ha curato produzione artistica e arrangiamenti. Nell’album, registrato all’Arango Sonic Studio di Focà di Caulonia, tra canzoni d’amore e di rabbia, spicca anche un pezzo anti-‘ndrangheta. «Non mi sono mai considerato un cantante antimafia, semplicemente perché non è il centro della mia produzione – spiega Macagnino - Ma non mi piace l’accostamento che fanno molti tra Calabra e ‘Ndrangheta come fossero sinonimi. Io attacco lo ndranghetismo, la mentalità mafiosa, quella mi infastidisce».