FOTO-VIDEO | Sabato 3 agosto alle 21 su LaC Tv il docufilm con la regia di Pietro Comito che racconta la storia di un gruppo di ragazzi e della loro insegnante, che nella loro scuola di Vibo Marina trovano un rifugio dai mali del profondo Sud
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Nella provincia più povera d’Italia c’è chi crede che attraverso l’arte della danza, lo spettacolo e la cultura sia possibile vivere il presente e costruire il futuro lontano dai mali del profondo Sud. E’ «una storia di bellezza», è la visione onirica di un riscatto possibile quella che racconta “Margot Fonteyn – A passo di danza”, il cortometraggio prodotto per LaC Tv, con la regia di Pietro Comito, in prima visione sabato 3 agosto, alle 21, sul canale 19 del digitale terrestre.
Il corto racconta le vicende di una realtà associativa che porta il nome di una delle più grandi ballerine del ventesimo secolo. Una realtà che, in una provincia segnata dalla povertà, dalla desertificazione economica ed industriale, dall’emigrazione giovanile e dalla criminalità, offre un’alternativa a decine di bambini e adolescenti.
«Qui non esistono realtà per ragazzi – spiega Graziella Teti, direttrice ed insegnante della “Margot Fonteyn” – e le poche esistono devono scontrarsi con la carenza di infrastrutture e la disattenzione degli enti locali».
Il film racconta dell’impegno dei ragazzi, le loro sensazioni, il loro approccio all’arte della danza intesa anche come rifugio dai marosi della vita adolescenziale nel microcosmo complesso e sofferente della Calabria più profonda. Parte dalla sede della Margot Fonteyn, a Vibo Marina, il vecchio giardino sul mare carico di contraddizioni: una bellezza congenita ostaggio di abbandono, degrado e ataviche ferite socio-economiche. Racconta di un anno di preparazione di uno spettacolo, messo poi in scena - stante l’assenza di luoghi idonei - in un’altra provincia, in un teatro preso in fitto nella più grande incompiuta culturale della Calabria: la Fondazione Terina, a Lamezia Terme, simbolo di uno spreco di milioni di fondi pubblici per realizzare un centro di ricerca scientifica agroalimentare, che oggi sopravvive a stento (anche) fittando a caro prezzo il suo palco e il suo auditorium malconci, ad un gruppo di bambini e adolescenti come quelli della Margot Fonteyn.
Tutto questo però svanisce quando si apre il sipario e i ragazzi di Graziella mettono in scena il loro spettacolo. «E i mali del profondo Sud sono così lontani…», spiega il corto, che conta anche sulle spettacolari riprese aree di Antonio Puccio e sul concept fotografico di Ignazio Comito.
Un’opera accurata, quella realizzata con la regia di Pietro Comito, condirettore della testata giornalistica di LaC Tv e autore di diversi programmi di approfondimento e di inchiesta, che stavolta è uscito dai confini del giornalismo investigativo, giudiziario e di cronaca nera per un’opera fuori dai suoi schemi: «E’ un corto – spiega il giornalista – che vuole raccontare la bellezza che vince su tutto, racconta passione, abnegazione, arte. Un’opera che nella sua particolare semplicità è ambiziosa. Dedicata alla straordinaria bellezza che si nasconde spesso laddove meno te l’aspetti».