Addio al regista e attore calabro-toscano, considerato uno dei promettenti della sua generazione. Tra i suoi successi "Donne con le gonne" e "Io, Chiara e lo scuro"
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Il destino lo ha aspettato due volte al varco. L'ultima oggi, la prima quel maledetto giorno del 2006 quando una caduta dalle scale segnò per lui un prima e un dopo. Francesco Nuti ha venduto cara la pelle e nonostante lo dessero per spacciato, riuscì a sopravvivere. Da quel momento, però, la sofferenza fu per lui una compagna inseparabile, allontanando per sempre gli anni della spensieratezza, degli amori, dei set, dei progetti.
Oggi finalmente riposa, l’attore e regista toscano, tra i più promettenti di una generazione di autori che sapeva scrivere commedie d'autore con gocce di malinconia distillata. Suo padre era toscano-toscano, barbiere del Mugello, sua madre Anna Giglio, crotonese emigrata. Giovanissimo divise il suo tempo tra il lavoro in fabbrica e la scrivania, ingombra di fogli scritti a penna, i suoi primi monologhi. L’incontro con Alessandro Benvenuti e Athina Cenci gli cambiò la vita. Così nacquero i “Giancattivi” che girano di radio in tv fino a metter radici anche al cinema con “Ad ovest di Paperino”.
Ma è il 1983 a segnare un punto di svolta nella vita di Nuti. Staccatosi da trio, con “Io, Chiara e lo scuro” di Maurizio Ponzi, si affaccia nel parterre degli attori emergenti prima, e dei registi emergenti poi quando nel 1985 dirige “Casablanca, Casablanca” sequel della pellicola di Ponzi. È solo l’inizio. La ruota gira sempre più veloce per Nuti. Incassano ottimi risultati al botteghino “Tutta colpa del paradiso”, "Stregati", "Caruso Pascoski (di padre polacco)", "Willy Signori e vengo da lontano" e "Donne con le gonne".
C’è anche una breve parentesi musicale nella sua vita e passa per Sanremo dove nel 1988 si esibisce con “Sarà per te” in duetto con Mietta.
Ma Nuti culla un sogno, che poi diventa una specie di ossessione: portare sullo schermo una versione rivisitata e corretta di Pinocchio. Nel 1994 ci riesce ma “OcchioPinocchio” non ha grandi riscontri di pubblico. Così Nuti, che digerisce male quella delusione, si getta a capofitto su un terreno più familiare. È del 1995 “Il signor Quindicipalle” che insieme a “Io amo Andrea” e “Caruso, zero in condotta” non bissa il successo degli esordi. Questo getta Nuti nel vortice della depressione e dell’alcol. Il suo ultimo film prima di quell’appuntamento col destino è “Concorso di colpa”. Oggi il cinema piange uno dei fanciulli eterni che il destino lascerà giovane per sempre.