Ottanta ballerini tutti vestiti di bianco hanno dato il via alla giornata dedicata all'arte tersicorea. Il direttore artistico Antonietta Santacroce: «Una novità assoluta per la nostra regione»
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Uno stuolo di una ottantina di ballerini tutti vestiti di bianco ha salutato la Festa della danza a Catanzaro. È questa la prima immagine della straordinaria giornata dedicata all’arte tersicorea che il XXI Festival d’autunno ha ideato per la prima volta in Calabria, iniziata proprio con lezione aperta di contemporaneo, prevista all’aperto in piazza Prefettura e poi spostata nelle accoglienti sale del Museo Marca a causa del maltempo. Guidati dal maestro Claudio Scalia, i danzatori, tutti vestiti di bianco, hanno partecipato a una lezione molto dinamica, d’insieme, unica per la nostra regione, che ha reso protagonisti tanti allievi provenienti dalle varie scuole per lo più cittadine a causa del maltempo - le prenotazioni erano arrivate da tutta la Calabria - animando in maniera inedita e travolgente le sale del Marca.
L’entusiasmo dei partecipanti è stato palpabile anche nel secondo appuntamento in programma per la Festa della danza, lo spettacolo “Plus ultra. Oltre il mito” della compagnia Ocram Dance Movement, anche questo in scena al Marca, inizialmente programmato nel chiostro del San Giovanni. Articolato in due parti, Plus ultra è stato interpretato dai ballerini Rebecca Bendinelli, Ismaele Buonvenga, Rachele Pascale e Nunzio Saporito per far breccia, con una certa facilità, nel cuore di tutti i presenti. A partire da Ismael Buonvenga, solista della prima variopinta parte dedicata a Icaro e al suo volo troppo vicino al Sole che gli valse la morte: con una scenografia fatta di scampoli di stoffa ridotti a coriandoli, Ismaele ha ben rappresentato su coreografie di Marco Laudani, per la regia di Sergio Campisi, l’importanza di sognare a prescindere dal risultato, un messaggio perfetto per tutti gli aspiranti danzatori presenti. Le musiche andavano da Modugno a Beethoven, a Sinatra.
La figura di Achille e la vulnerabilità dell’essere umano sono stati al centro della seconda parte, che si è avvalsa della presenza dei quattro danzatori in scena, su musiche originali di Michele Piccolo e Massimo Lievore, a testimoniare la resistenza del corpo in tutta la sua forza a dispetto della propria fragilità, più nascosta. La coreografia era di Glenda Gheller.
Ma la Festa della danza non poteva non avere anche una sezione dedicata alla classica, per quanto effervescente, nel Teatro Politeama. In apertura di serata, nel foyer, intervistato dalla giornalista Danila Letizia, il coreografo Fredy Franzutti, autore del balletto “Gaîté Parisienne” che di lì a poco sarebbe andato in scena, ha incontrato il pubblico per ripercorrere alcuni tra i momenti più importanti della sua carriera, soffermandosi soprattutto su cosa sia la danza oggi: «Un calderone che include infiniti generi – ha detto - Quando si parla di danza si pensa che sia destinata alle ragazzine delle scuole, ma questo è un grave errore. Prima di tutto perché il palcoscenico e la sala di danza sono due cose diverse, poi perché come tutte le altre discipline è destinata a un pubblico adulto, nasce per loro, al pari di quanto avviene ad esempio per i concerti sinfonici o le pièce teatrali. Fuori dall’Italia non è affatto così».
A concludere in grande stile la Festa della danza è stata quindi l’attesa “Gaîté Parisienne” su musiche di Offenbach di Balletto del Sud: venticinque ballerini in scena e un turbinio di piume, tulle, pizzi, merletti, paillettes, brillantini, che riprendevano fedelmente i quadri di Degas, con l’art nouveau che riecheggiava sui fondali, una ricostruzione perfetta della Parigi dei primi anni del secolo scorso, tra valzer, mazurke e balli sfrenati, con il Moulin Rouge e Le Bal sullo sfondo, molto più che semplici simboli di un’epoca. Insieme ai costumi appariscenti e di grande effetto, come le gonne delle cancaneuse che sembravano quasi roteare già da sole, le scenografie, di Francesco Palma, hanno giocato un ruolo fondamentale nel “viaggio” a ritroso nel tempo: dipinti rigorosamente a mano, i fondali erano molto classici, simili a quelli che probabilmente venivano utilizzati durante la Belle Époque, rievocando sale da ballo, ma anche viali alberati e mura coperte di locandine degli spettacoli di allora, fino ad arrivare alla maestosa Tour Eiffel che troneggiava su tutti, sulle note della Barcarolle. Franzutti, che ha coreografato l’intero spettacolo pure ispirato al classico di repertorio, ha voluto metterci del suo inserendo anche una ricostruzione del passo a due “Papillon – Farfalla”, e un cancan tutto maschile inserito nel gran finale che ha chiuso in modo entusiasmante la Festa.
«La Festa della danza è una novità assoluta per la nostra regione - ha affermato il direttore artistico del Festival d’autunno, Antonietta Santacroce – che ha risposto all’originale proposta del Festival con grande entusiasmo, malgrado le previsioni meteorologiche avverse».
Gli altri appuntamenti
Il XXI Festival d’autunno - sostenuto da Regione Calabria/Calabria Straordinaria; Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia; Comune di Catanzaro, Fondazione Carical, oltre che da vari enti privati – prosegue con il fine settimana denominato “Tra Oriente e Occidente”. Sabato 26 doppio appuntamento teatrale alle 18 nel Museo Marca con “4 marzo 1943… Lucio Dalla!” con Cesare Bocci e l’Orchestra Mercadante, e alle 21 nel Teatro Politeama con “La milonga del fútbol” con il padre dello storytelling sportivo Federico Buffa. Entrambi con accompagnamento musicale dal vivo. Domenica 27 poi ci sarà un’altra novità del Festival d’autunno 2024: a partire della ore 10 nel Parco della biodiversità si terrà “A piedi nudi sull’erba”, una lezione aperta di yoga con Vincenzo Bosco, maestro allievo di Sai Baba, a ingresso gratuito, previa iscrizione sul sito o sui social del Festival.