Medici ridotti del 30 per cento, infermieri del 37. Sono delle vere e proprie sforbiciate quelle che stanno interessando i reparti di Medicina interna della Calabria. A lanciare l’allarme e a sottolineare quanto queste possano fare crollare la qualità delle prestazioni erogate e Gerardo Mancuso, già direttore dell’Asp di Catanzaro, direttore della Società di medicina interna del Giovanni Paolo II.

 

Mancuso ha scelto un momento cruciale per convocare la stampa, la diciassettesima edizione del congresso scientifico “Le giornate internistiche calabresi” che ha riunito in un noto hotel del Lametino il gotha della medicina interna italiana.

 

«Negli ultimi sei, sette anni la riduzione del personale è stata progressiva – ha spiegato Mancuso- e bisogna pensare che il reparto di Medicina è talvolta l’unico reparto di area medica dell’ospedale e questo fa capire come questi dati incidano sui servizi erogati».

 

«In queste condizioni è impossibile erogare prestazioni di qualità – continua Mancuso – la Medicina interna calabrese è considerata fra le migliori specialità del nostro Paese. I dati ci collocano ai primi posti e rischiamo di perdere queste posizioni perché il sistema non funziona».

 

Si profila, anche, il problema dell’approvvigionamento dei materiali, dei beni di consumo, della disponibilità di farmaci e dell’acquisto delle risorse strumentali. «La classe internistica calabrese è considerata fra le migliori del nostro Paese e depauperare questa posizione e non sostenere il principio di scuola costringerà molti medici ad emigrare verso altre Regioni».

 

A breve verrà presentato al commissario per la sanità Saverio Cotticelli e al presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, un documento per chiedere intervento e sostegno.

 

Accanto a Mancuso, il direttore di Medicina interna dello Iazzolino di Vibo Luigi Anastasio e Francesco Perticone, ordinario di Medicina interna dell'Università Magna Graecia di Catanzaro.