Il deputato 5s scrive al viceministro Sileri al termine del tavolo dedicato alla struttura crotonese. «Serve soluzione concreta, il diritto alla salute conta più dei bilanci». Tranchant sul commissario Cotticelli: «Indifendibile»
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«Occorre trovare al più presto una soluzione concreta per i pazienti di ogni parte della Calabria sottoposti a radioterapia presso il Marrelli Hospital di Crotone, che senza interruzioni e disagi devono continuare ad essere curati. Il diritto alla salute prevale sempre sulla burocrazia, se qualcuno non l’avesse ancora afferrato».
Lo afferma, in una nota, il deputato M5S Francesco Sapia, della commissione Sanità, commentando l’esito del Tavolo che su questo problema si è tenuto alla struttura commissariale per la sanità calabrese, in presenza del commissario governativo Saverio Cotticelli, dei vertici dell’Asp di Crotone, Francesco Masciari e Pietro Brisinda, e dei responsabili del Marrelli Hospital, Antonella Stasi e Lorenzo Marrelli.
Nel merito, si legge nella stessa nota del parlamentare, «il deputato del Movimento 5 Stelle ha aggiornato per iscritto e per telefono il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, peraltro rilevando che il verbale del Tavolo non risulta sottoscritto dal commissario Cotticelli». «Nello specifico, bisogna partire dalle necessità – sottolinea Sapia – dei malati e delle loro famiglie, dalla coscienza che si tratta di cure particolari che non possono essere rinviate, dalla consapevolezza che addirittura la Corte costituzionale si è pronunciata, nel lontano 2016, sul fatto che i diritti essenziali contano più delle questioni di bilancio, a quelli subordinate».
«Perfino sui livelli di finanziamento delle strutture accreditate e convenzionate, la struttura commissariale – conclude Sapia – ha dimostrato di non voler ascoltare i nostri ripetuti inviti alla verifica e all’approfondimento, come confermano alcune cause vinte da privati. Purtroppo, dopo aver cercato di collaborare in ogni modo con i commissari Cotticelli e Crocco, con onestà intellettuale devo esprimere il mio rammarico, la mia amarezza e la mia disapprovazione per il loro operato, che ritengo indifendibile».