Il medico e sindacalista Sollazzo continua a denunciare le malefatte della sanità tirrenica. Questa volta segnala lo scarso utilizzo di due Risonanze Magnetiche di ultima generazione, in gradi di effettuare esami di altissima precisione
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Nell'ospedale di Praia, riconvertito in casa della salute nel 2012, e in quello di Cetraro, smantellato e depotenziato nel corso degli ultimi dieci anni, si arranca. I pochi servizi rimasti spesso si "interrompono", di punto in bianco, di continuo. Il motivo è sempre lo stesso: questo o quell'altro macchinario è guasto. E così i pazienti sono costretti a rivolgersi alle strutture sanitarie private, in cui invece funziona sempre tutto, senza interruzioni. Ma questa è un'altra storia. Simone Sollazzo, medico radiologo e sindacalista Confial, sembra invece tenere alla sanità pubblica più di certi suoi dirigenti e per l'ennesima volta torna a denunciare le malefatte dei nosocomi del Tirreno cosentino.
La maledizione della Risonanza Magnetica
«Non tutti sanno, forse - scrive Sollazzo -, che nei due ospedali di Cetraro e Praia a Mare - se così possiamo ancora definirli - sono presenti due macchine di Risonanza Magnetica ad alto campo (1,5 T). Con queste strumentazioni si possono effettuare esami altamente specialistici dei vari distretti corporei dando risposte importanti alle necessità sanitarie dei pazienti dell'alto tirreno cosentino e non solo». Ma tali potenzialità non vengono sfruttate, nonostante la montagna di soldi pubblici investiti. «Con una sana e funzionale gestione sanitaria - continua - si effettuerebbero esami dalle 8 alle 20 almeno (in altre regioni virtuose anche oltre, in regime di prestazioni aggiuntive), invece dalle nostre parti può perfino accadere che un guasto tecnico venga risolto dopo mesi, come accaduto prima dell’estate con un fermo di circa tre mesi per entrambi gli apparecchi di Praia e Cetraro».
Scarsa manutenzione?
«Tali disservizi - afferma ancora Sollazzo - non accadrebbero mai in strutture sanitarie private e/o convenzionate, dove non è assolutamente consentita una gestione a perdere, mentre nel pubblico non c’è minimamente attenzione manageriale. Perché nessuno paga di tasca propria il mancato utilizzo delle macchine». E a perdere sono sempre gli stessi. «Tale disattenzione gestionale viene pagata invece cara dai cittadini, che per fare anche una semplice risonanza del ginocchio non sanno a che santo votarsi e si trovano costretti a mettere mano al portafogli e a rivolgersi al privato (che proprio in considerazione di questo sfaldamento del servizio pubblico comincia sempre di più a prendere piede). O peggio ancora, sono costretti a migrare in altre regioni con l’incremento del famigerato debito calabrese che non riusciamo a sanare».
Servizio a singhiozzo
«A fine settembre, finalmente, il servizio di risonanza è stato ripristinato - continua Sollazzo nella sua denuncia pubblica -, ma la macchina di Cetraro lavora solo di mattina e non tutti i giorni della settimana e quella di Praia, invece, è ancora lì, accesa e funzionante ma inutilizzata, con qualche sirena di allarme che suona saltuariamente forse per ricordarci che siamo tutti colpevoli della sua attuale inutile esistenza. E questo stato di fermo si deve solo a una cattiva distribuzione delle risorse e del personale voluta dall’Asp, non certo a un’inefficienza del macchinario».
Valanga di sprechi
«Questo è solo uno dei tanti sprechi che da medico radiologo posso constatare in prima persona ogni giorno, ma di storie simili ce ne sono a bizzeffe tra i vari presidi ospedalieri e ambulatoriali, di chi fa 100 e chi 10, di chi vorrebbe produrre ma viene ostacolato dal sistema e di chi gode del dolce far nulla stando lì a percepire comunque uno stipendio. E, allora, una domanda sorge spontanea: dov’è la gestione delle attività cliniche e il necessario controllo sulle stesse? Come si può pensare di uscire da una crisi sanitaria di tale portata se, in primis, non si riducono gli sprechi e non si ottimizzano le risorse che abbiamo già disponibili? Non si tratta di concetti di alta formazione manageriale, eppure si va avanti in questa drammatica maniera, tanto che verrebbe da pensare che manchi la volontà di cambiare realmente rotta».
Le scuse ai pazienti
«Vorrei concludere chiedendo un grande "scusa" a tutti i pazienti, che oltre al problema di salute sono costretti a subire le mortificazioni e i disagi di un sistema sanitario fatiscente - dice in ultimo Sollazzo -. Anche noi sanitari potremmo far sentire di più e più forte la nostra voce su alcune questioni e pretendere la risoluzione di certe criticità. Infine con un appello a sindaci, sindacati e associazioni di settore: ormai siamo talmente abituati a questa malasanità che non solleviamo neanche più la testa per scoprire quanto sia oscena nel suo stato di abbandono, soccombendo alle ingiustizie in un perenne stato di rassegnazione. Se non creiamo un fronte unico che si confronti costantemente con la direzione dell’Asp - per gestire al meglio le risorse disponibili e garantire livelli di assistenza dignitosi - continueremo a essere terra di nessuno o i soliti poveri disgraziati di Calabria».