VIDEO | Anziano, poliomielitico e con difficoltà motorie. L’unità di Cardiologia non ci ha pensato due volte ad intervenire: «Prendersi cura è più che curare» dice il primario Ceravolo
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In una realtà ospedaliera in cui la mancanza di personale e non solo spesso schiaccia le eccellenze, il reparto di Cardiologia di Lamezia Terme continua, invece, a mantenere il suo posto al sole. Questa volta ad accendere i riflettori è stato l’impianto di icd sottocutaneo (impianto di defibrillatore sottocutaneo) in un paziente con gravi patologie, rifiutato da altre strutture.
Si tratta di una tecnica salvavita capace di rilevare il battito cardiaco irregolare e di intervenire prima che la situazione possa degenerare. Ancora una volta, a tenere le fila di questa delicata operazione e del nuovo approccio interventistico è stato il primario Roberto Ceravolo che spiega: «Si tratta di un defibrillatore sottocutaneo che viene posizionato a livello dell'ascellare anteriore prevalentemente di sinistra e che poi, tunnellizzando il catetere di riferimento, arriva sottocute a livello sternale dando la possibilità di defibrillare il paziente senza che ci siano degli elettrodi che raggiungono nell'interno del cuore, che possono essere fonte di infezioni e problemi. Dà in sostanza la possibilità di avere un apparecchio salva vita nei pazienti a scompenso cardiaco».
Un paziente particolarmente fragile quello sul quale è stato avviato effettuato l’impianto: settanta anni, poliomielitico, in carrozzina, già sottoposto a bypass aortocoronarico. Una situazione complessa che non permetteva al paziente di potere inserire un normale defibrillatore viste le già note difficoltà motorie.
«Allora noi abbiamo deciso di pensare all'uomo prima che alla malattia – ci spiega Ceravolo - e gli abbiamo fornito un apparecchio salvavita che altrimenti non avrebbe avuto. Questo per noi è un motivo di grandissimo orgoglio perché prendersi cura è sempre molto più importante che curare. Sono questi i pazienti che molto spesso per la difficoltà della procedura, vengono mandati da un centro all'altro».
«No, invece, non ci tiriamo indietro. Sappiamo che ci sono delle difficoltà non abbiamo paura. Pensiamo che sia necessario aiutare la persona che soffre e cercare di lenire la sua sofferenza».