VIDEO | Il documento che disciplina la retribuzione risale al 2000, con gli importi ancora in lire. Il vicepresidente dell'Aaroi Emac: «È giunto il tempo di riaprire un percorso di rinnovamento». Una bozza di convenzione già esiste: «Fermare la fuoriuscita del personale»
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«È assolutamente fuori discussione che la remunerazione degli operatori dell'elisoccorso sia decisamente incongrua e fortemente anacronistica». Così il vicepresidente nazionale del sindacato Aaroi Emac, Domenico Minniti, commenta il malessere che in questi giorni attraversa medici e infermieri che da anni prestano servizio nelle attività dell'elisoccorso con compensi stabiliti nel 2000 e mai più aggiornati.
«Si tratta di compensi fermi all'anno di attivazione e implementazione del servizio di elisoccorso, cosa che è avvenuta 23 anni fa e nel corso di questi 23 anni non c'è mai stato un adeguamento all'incremento dell'inflazione e al costo della vita. Penso che sia decisamente da rivedere» conferma il rappresentante sindacale degli anestesisti.
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L'unico documento che disciplina la corresponsione degli emolumenti risale al 2000 con gli importi ancora in lire e non è stato più aggiornato. Secondo lei questo è indice di disattenzione verso la categoria?
«Non saprei dire se è frutto di una disattenzione da parte della Regione Calabria o frutto di un mancato sollecito da parte degli operatori dell'elisoccorso o da un combinato disposto delle due cose. I medici e gli infermieri rendono questo servizio con grandissima passione, motivo per il quale probabilmente finora non avevano ritenuto dover sollecitare un adeguamento delle remunerazioni. Per la verità a cavallo tra il 2019 e il 2020, come presidente dell'Aaroi Emac, avevo avuto un incontro con l'allora direzione strategica dell'Asp di Catanzaro che è titolare della responsabilità anche amministrativa dell'elisoccorso e avevamo prodotto con il direttore amministrativo dell'epoca, scrivendola a quattro mani, una bozza di convenzione da proporre alla Regione Calabria che avrebbe dovuto normare il rapporto con le aziende ospedaliere presso le quali i medici e gli infermieri risultano strutturati. La bozza era pronta, poi è intervenuta la catastrofe pandemica e quindi si è fermato tutto. Però ritengo, come giustamente stanno chiedendo gli operatori dell'elisoccorso, che sia giunto il momento per riaprire questo percorso di rinnovamento, anche dal punto di vista amministrativo dell'elisoccorso».
In questo periodo si parla molto di adeguamenti stipendiali da corrispondere ai medici al fine di incentivarli a lavorare nell'area dell'emergenza-urgenza e l'elisoccorso fa parte della categoria. Cosa si potrebbe fare in termini economici per frenare una fuoriuscita di medici, come già avvenuto per il 118 in Calabria?
«Che i medici stiano scappando dal servizio sanitario pubblico, e non solo in Calabria, è cosa ormai tristemente nota a tutti. Se vogliamo continuare a garantire un sistema sanitario pubblico che sia universale e che tanti Paesi finora ci hanno invidiato non possiamo più far leva sullo spirito missionario degli operatori. Bisogna lavorare su due fronti: il benessere organizzativo e per fidelizzare la presenza all'interno delle strutture pubbliche bisogna anche adeguare le remunerazioni, soprattutto in quegli ambiti disciplinari - l'emergenza urgenza è una di queste - che non sono più appetibili perché a grandissimo rischio sotto molti punti di vista. Peraltro, gli operatori dell'elisoccorso non hanno un contratto individuale. Quindi questa cosa va assolutamente normata e in tempi brevi, soprattutto per prevenire la possibile fuoriuscita che avrebbe delle ripercussioni catastrofiche. Il personale dell'elisoccorso non esce dall'ospedale e sale sull'elicottero ma deve fare una adeguata formazione anche dal punto di vista aereonautico. Quindi, nel momento in cui dovessero in blocco decidere di abbandonare il servizio sarebbe un grossissimo problema per il nostro sistema».