Era palesemente soddisfatto ieri il presidente/commissario Roberto Occhiuto per la nuova infornata di assunzioni che daranno respiro al nostro sistema sanitario. Si tratta di un contingente di 98 medici cubani che rinforzeranno gli organici degli ospedali spoke del territorio più l’infornata di 250 camici bianchi vincitori del concorsone regionale. Occhiuto ha anche sottolineato come nell’ultimo anno siano state immesse circa 500 unità negli ospedali calabresi.

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Tutto questo sforzo rischia di vanificarsi però a causa del fenomeno dei cosiddetti “medici imboscati” ovvero quei medici che vengono destinati ad altre mansioni oppure hanno limitazioni, per questioni di salute, nella loro attività (un caso classico, un Oss che non può sollevare pesi o un medico che non può fare le notti). Il problema è che queste persone risultano appieno nell’organico delle aziende pur non svolgendo la funzione per la quale erano stati assunti. In questo modo “bloccano” la loro eventuale sostituzione. Ma quanto sia ampio questo fenomeno nessuno lo sa con esattezza perché le nostre aziende sanitarie e ospedaliere non si sono mai prese la briga di monitorarlo.

Ci ha provato come abbiamo già scritto il capogruppo regionale del M5s, Davide Tavernise, che per avere dei dati ha dovuto persino ricorrere all’accesso agli atti. E nemmeno è riuscito ad avere risposte compiute da parte di tutti. Il numero che comunque Tavernise è riuscito a tirare fuori è di 570 tra medici e infermieri sottratti in tutto o in parte alle corsie ospedaliere.

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Il numero però si è recentemente aggiornato. A distanza di un anno, infatti, l’Asp di Reggio Calabria ha risposto all’accesso agli atti del consigliere regionale e il dato è davvero impressionante. L’azienda ha certificato che per quanto riguarda il personale adibito a ruoli amministrativi o comunque a funzioni diverse rispetto a quelle per cui era assunto ammonta a 13 unità (11 sanitari e 2 tecnici). Discorso diverso per quelli che invece hanno una inidoneità certificata a svolgere le mansioni per le quali sono stati assunti. Qui parliamo in totale di 332 persone di cui 282 sanitari, 9 sanitari convenzionati e 41 in ruolo non sanitario. In totale quindi sono circa 340 sanitari che svolgono altre funzioni.

Non sappiamo quanto siano in totale i dipendenti dell’Asp di Reggio Calabria, ma questa risposta spiega in parte uno dei paradossi della sanità calabrese di cui abbiamo già parlato. Secondo alcuni dati diffusi dall’allora sindacalista della Uil, Nuccio Azzarà, ci sono 1.200 medici nell’Asp di Reggio Calabria per 220 posti letto attivi. A Modena, con un numero di abitanti simile, ci sono 655 medici per 1.108 posti letto. Se guardiamo il totale scopriamo che il personale adibito alle strutture del servizio sanitario in Calabria è pari a 17.698 unità nel 2020, in Liguria arriva a 14.832. Insomma un dato che fa capire come di personale ce ne sia a iosa, ma nelle corsie se ne vede pochissimo.

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Allora bisogna in primis provare ad arginare il fenomeno altrimenti è inutile assumere nuovi medici, sarebbe come tentare di svuotare il mare con un secchiello. Lo stesso Tavernise ha presentato nel 2022 una proposta di legge che non è stata ancora calendarizzata. La proposta si componeva di tre semplici punti: una ricognizione completa del personale sanitario cosiddetto "imboscato"; affidare la valutazione delle inidoneità all'Inps o comunque da un soggetto terzo e non dal “medico competente” che è interno alla struttura; le inidoneità certificate portino ad una rivisitazione della pianta organica: chi non svolge la mansione di medico per inidoneità è necessario che venga conteggiato nel personale amministrativo e non in quello medico.

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