La chiusura del pronto soccorso dell’ospedale di Gioia Tauro, decisa dall’Asp di Reggio Calabria a far data da oggi, ha determinato una manifestazione di protesta nel piazzale interno del nosocomio. Presenti una cinquantina di manifestanti e diversi assessori - il sindaco Aldo Alessio era impegnato fuori città -, ma anche i vertici della Cgil comprensoriale mentre, per il pomeriggio, è stato programmato un consiglio comunale aperto.

«È inaccettabile – sostiene Pasquale Marino, segretario generale della categoria Pensionati del sindacato di Landini –. Abbiamo chiesto un incontro in prefettura perché a quanto pare l’emergenza Covid non ha insegnato nulla visto che si continuano a smantellare i presidi territoriali».

La comunicazione con cui il commissario Gianluigi Scaffidi motiva la chiusura parte dalla «carenza di personale», ma arriva ad aggiungere questioni che a Gioia Tauro contestano. «Esistono atti dell’azienda che impongono investimenti per potenziare l’area dell’emergenza – commenta l’assessore Andrea Macino –, il nostro pronto soccorso fa 13.000 accessi all’anno e non è vero che siccome sono perlopiù codici verdi si può pensare di chiuderlo».

Sull’altro punto dolente sottolineato dal commissario, ovvero quello secondo cui è il vicino ospedale di Polistena a dover accogliere i codici rossi che si dovessero rivolgere ala struttura di Gioia Tauro, interviene il segretario della Filcams Valerio Romano, secondo cui «la scorsa settimana il 118 ha impiegato mezzora per soccorrere un infartuato visto che l’ambulanza doveva arrivare da Oppido Mamertina».