Prima l’attesa, poi, finalmente, l’accordo. Dopo una lunga trattativa, il 23 ottobre scorso Dipartimento Salute e Welfare della Regione Calabria e sindacati erano finalmente riusciti a trovare uno sbocco alla questione delle indennità per il personale sanitario di Pronto soccorso, aumentato in quell’occasione da 66,62 euro a 80,85 lordi al mese. Un ritocco con effetto retroattivo.

Al tavolo della trattativa, tra le altre organizzazioni (Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Nursing up, Fials) anche il Nursind, che oggi – a distanza di poco meno di un mese dall’accordo – chiede conto dei soldi mai arrivati. A farlo è Nicodemo Capalbo, dirigente del sindacato infermieristico Nursind Cosenza.

La soluzione trovata in Cittadella sarebbe dovuta confluire in tempi brevi in un decreto da trasmettere alle Aziende sanitarie e ospedaliere della regione per poter procedere alla liquidazione. «Doveva essere un pagamento imminente – lamenta Capalbo – invece ancora non si è visto un euro».

Gli stanziamenti per l’annualità 2022 risultano così suddivisi: 333.731 euro per l’Asp di Cosenza, 115.006 per l’Asp di Crotone, 215.196 per l’Asp di Catanzaro, 130.529 per l’Asp di Vibo Valentia, 166.512 per l’Asp di Reggio Calabria e poi 66.322 euro per l’Azienda ospedaliera Annunziata di Cosenza, 62.795 per il Gom di Reggio, 63.500 per la Dulbecco di Catanzaro.

Così anche per il 2023. Si tratta di risorse stanziate dal Governo per un ammontare complessivo di 1.153.596 euro. Per il 2024 la Regione si è invece, in sede di accordo, impegnata a integrare i finanziamenti statali con propri fondi.

«Avrebbero dovuto liquidare le indennità già a novembre, invece in seguito a contatti avuti con l’Ufficio stipendi dell’Asp mi è stato comunicato che il pagamento non ci sarà», spiega Capalbo.

Una beffa, per il dirigente del Nursind, che commenta amaramente: «Questi soldi avrebbero dato un po’ di respiro a tante famiglie monoreddito, ripagato i lavoratori per quello che fanno, anche se in minima parte, perché si tratta veramente di poco rispetto ai sacrifici che affrontano quotidianamente. Voglio ricordare che i nostri ospedali soffrono di una grave carenza di personale e per contro non c’è il riconoscimento per quanto fanno coloro che sono in servizio». Nessun riconoscimento e tanti rischi, sottolinea Capalbo: «Siamo vessati verbalmente e fisicamente perché operiamo in un contesto di sovraccarico lavorativo dove non si riesce a gestire al meglio le prestazioni dovute. Avere almeno quanto è stato promesso sarebbe davvero il minimo».