«Abbiamo firmato i nostri primi tre contratti e siamo adesso pronti ad entrare nel vivo anche della ricerca di base finalizzata ad indagare i meccanismi biologici ancora sconosciuti che caratterizzano la sindrome Chops. Sono contratti importanti con istituzioni autorevoli. Kosuke Izumi, scopritore con Ian Krantz della sindrome, dell’Università del Texas, Ilaria Parenti dell’Università Duisburg, Jun Young Sonn del Baylor College di Medicina di Houston in Texas. Sono loro i professionisti che segnano un momento cruciale per l’attività della fondazione». Ad annunciarlo è Manuela Mallamaci, presidente della Fondazione Chops Malattie rare, con una delle due sedi operative a Reggio Calabria, sua città di origine, e madre del piccolo Mario, affetto dalla rara sindrome.

La Fondazione Chops è la prima e unica organizzazione no-profit nel mondo che si occupa di ricercare una cura per questa sindrome rara e multiorgano. La sindrome Chops, il cui acronimo inglese indica i sintomi che si manifestano ossia ritardo cognitivo, difetto cardiaco, obesità, coinvolgimento polmonare e displasia scheletrica, oggi conta solo 34 casi documentati in tutto il mondo di cui al momento solo quattro in Italia, tra cui il piccolo Mario.

Tre i ricercatori che tra Stati Uniti ed Europa avvieranno i primi progetti banditi e aggiudicati, a seguito della valutazione e della commissione medico-scientifica, dalla Fondazione Chops Malattie Rare, con due sedi operative a Reggio Calabria e a Palermo. Kosuke Izumi, ricercatore all’Università del Texas Southwestern Medical Center a Dallas, primo in graduatoria per il contributo di 100mila + 100mila dollari (circa 92.500 euro + circa 92.500 euro), scopritore con Ian Krantz della sindrome con la prima diagnosi formulata presso il Children’s Hospital di Philadelphia nel 2015. Ilaria Parenti ricercatrice dell’istituto di Genetica Umana presso l’ospedale universitario di Essen dell’Università Duisburg in Germania, e Jun Young Sonn ricercatore presso il Baylor College di Medicina di Houston in Texas, pari merito per il contributo da 20 mila dollari (circa 18.500 euro).

«Il nostro Studio assiste pro bono la Fondazione fin dalla sua costituzione ed è con grande soddisfazione che ha fornito il supporto legale anche per la negoziazione e la redazione dei tre contratti di ricerca medico-scientifica siglati con istituzioni e ricercatori di prestigio internazionale. Questi accordi - sottolinea l’avvocato Marco Del Pinto, fondatore di Del Pinto e Associati-Studio Legale e socio della Fondazione Chops - rappresentano un passo cruciale nel consolidamento di collaborazioni strategiche volte a indagare e affrontare una sindrome tanto rara quanto complessa nonché una tappa fondamentale per la Fondazione, garantendo una solida base legale per proseguire nella sua missione di ricerca e innovazione. L’augurio è che, grazie al nostro lavoro, all’impegno della Fondazione, alle donazioni ricevute ed alle altissime competenze scientifiche coinvolte, si giunga quanto prima a conoscenze utili per avvicinarci alla scoperta di una cura». 

«Siamo davvero contenti di questo traguardo che adesso impegna la fondazione anche sul versante della ricerca di base. La ricerca applicata è già stata avviata. È nostra intenzione procedere parallelamente con le due attività. Lo riteniamo strategico per garantire efficacia alla nostra ricerca. Qualche mese fa, infatti - spiega Manuela Mallamaci presidente della Fondazione Chops Malattie Rare - la compagnia di biotecnologia di Boston “Unravel Bioscience” ci ha fornito una lista di farmaci molto promettenti da testare e che potrebbero alleviare uno o più sintomi della Chops, migliorando la qualità della vita dei pazienti. Adesso stiamo mettendo a punto la fase successiva. Stiamo anche per finanziare un ulteriore progetto finalizzato a testare i farmaci in laboratorio su linee cellulari ottenute dai campioni di persone affette da Chops provenienti da diversi continenti (Stati Uniti, Australia, Europa). Occorrerà procedere anche con i test in vivo. Abbiamo coinvolto anche un altro gruppo di otto pazienti affetti dalla sindrome Cornelia De Lange perché la nostra commissione medico-scientifica ha reputato utile poter indagare eventuali correlazioni con quest’altra sindrome genetica rara. Del resto è nostro obiettivo riuscire a spaziare con la ricerca nell’ambito delle malattie rare del neurosviluppo. Stiamo lavorando con un approccio serio e scientifico che potrebbe anche costituire un modello per gruppi di pazienti di un’altra malattia rara».

A garanzia del lavoro della Fondazione Chops Malattie Rare vi è la commissione medico-scientifica, composta da Ian Krantz, scopritore con Kosuke Izumi della sindrome con la prima diagnosi formulata presso il Children’s Hospital di Philadelphia nel 2015, Andrea Ballabio, Valentina Massa, Ali Shilatifard, Emanuela Scarano, Katsuhiko Shirahige, Eleonora Orlandini, Sara Bozzetto, Neil Hackett.

«Non intendiamo fermarci ma abbiamo bisogno che la solidarietà e il supporto delle persone continui a sostenerci. La fondazione ha già avviato progetti grazie agli oltre 300mila euro raccolti fino adesso. Progetti complessi e impegnativi. Sarà cruciale - sottolinea Manuela Mallamaci - proseguire attivando le migliori menti che a livello internazionale possano fare luce su questa malattia. Dunque sarà necessario continuare a raccogliere fondi. Abbiamo all’orizzonte iniziative a Reggio Calabria, Padova, Pistoia, Caserta, Treviso, Salerno, Palermo e altre città italiane e siamo disponibili a recepire suggerimenti e proposte che possano consentirci di incrementare le risorse da investire nei progetti che abbiamo avviato e in quelli che avvieremo. Un percorso lungo il quale ci stiamo avvalendo anche del documentario che racconta la storia della fondazione, donato e realizzato dal regista reggino Antonio Melasi. Parallelamente, la fondazione è impegnata nella promozione della sua attività a livello internazionale e nel coinvolgimento delle famiglie in questo percorso di sensibilizzazione. Abbiamo già dei contatti che abbiamo consolidato lo scorso luglio in occasione del simposio internazionale sulla sindrome Chops che abbiamo contribuito ad organizzare a Philadelphia. Intendiamo coltivarli con la speranza di crescere insieme a coloro che vorranno supportarci e che vorranno condividere la loro storia e la loro esperienza con la fondazione. Il nostro resta un approccio aperto, al servizio della ricerca e della condivisione, per contribuire ad accrescere la conoscenza delle tante malattie ancora oggi rare», conclude la mamma del piccolo Mario.