Il 118, il sistema di emergenza-urgenza, è in crisi da anni, con una crescita esponenziale dei problemi. E i rischi di non garantire il servizio sul territorio per i cittadini sono sempre più numerosi.

La denuncia di Francesco Esposito, segretario nazionale di Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti-Fismu che sottolinea «il recente episodio di Reggio Calabria della scorsa settimana con una paziente deceduta secondo la testimonia za di un medico, come riportano tutti i media, per una lunga attesa dell’ambulanza, che però sarebbe stata, oltretutto, demedicalizzata. Una tragedia, se le circostanze fossero accertate, purtroppo ‘annunciata’ da troppo tempo».

Esposito, spiega, facendo un passo indietro nella storia del 118 calabrese: «Alcune Aziende Sanitarie, per esempio Catanzaro e Crotone, si sono preoccupate più di mettersi al riparo da eventuali inchieste giudiziarie che di programmare e potenziare il servizio per i cittadini. Vogliamo ricordare, in tal senso, l’intimazione avanzata a molti medici del settore a restituire le indennità di rischio, parliamo, vista la quantità di anni oggetto della controversia, di migliaia di euro».

«Una decisione per timore di provvedimenti della Corte dei Conti che ha prodotto una autentica e giustificata rivolta tra i colleghi. Anzi un ulteriore argomento per incentivare la fuga da questo settore in ambiti lavorativi della sanità pubblica più garantiti e meno pericolosi. A ciò possiamo aggiungere il precariato e il mancato passaggio a dipendenza di molti professionisti (che ne avrebbero diritto come avvenuto nel resto di Italia) al momento convenzionati e senza le stesse tutele dei loro colleghi con contratto di dirigenti del Ssn».

«Ma non basta, il quadro è ancora più fosco - continua il segretario nazionale Fismu - per responsabilità dei Commissari e del dipartimento alla salute che con la ‘politica dello struzzo’ hanno fatto finta di non vedere non recependo le molte proposte che i sindacati da anni avanzano. Intanto manca una programmazione, abbiamo sempre meno medici che vogliono lavorare nel 118, abbiamo sempre più ambulanze senza medico, lunghi tempi di attesa, una rete di emergenza urgenza sempre più in ‘emergenza’, appunto, e che regge solo per l’enorme sforzo, abnegazione e lavoro degli stessi medici e del personale sanitario».

«Ma così la situazione sarà sempre più difficile - conclude Esposito -, e le morti peseranno anche sulla coscienza di chi non ha voluto intervenire, prendere decisioni».