Sotto le mura verticali di quella che più di una “Cittadella” somiglia ad una vera e propria fortezza, a Germaneto, nella piazza intitolata a San Francesco “da” Paola (con un cambio di preposizione che non snatura la somiglianza col nome dell’ospedale di riferimento del basso tirreno cosentino), è andata in scena una pacifica protesta contro l’establishment politico che governa la punta dello Stivale, reo – a parere dei manifestanti – d’aver redatto e deliberato un piano sanitario che non rispecchia assolutamente le esigenze di un territorio composto da una comunità di circa 80mila utenti.

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I manifestanti alla Cittadella

Partecipato da cittadini, attivisti del comitato “per la tutela del diritto alla salute”, amministratori e consiglieri comunali, affiancati da sindacalisti della Uil e componenti dell’associazione “Sulla Strada di Melissa” (provenienti da Parenti, nell’entroterra bruzio), il corposo corteo di manifestanti, giunto dirimpetto all’edificio che più di ogni altro rappresenta il nucleo del potere regionale, ha gridato le proprie rivendicazioni, in prima istanza rivolte ad un edificio serrato e, successivamente, ribadite al Direttore generale di Azienda per il governo della sanità della Regione Calabria, professor Giuseppe Profiti, che mosso a pietà – forse perché commosso da un’abnegazione che, oltre ai tanti chilometri percorsi, ha affrontato la calura insostenibile di questo luglio rovente – ha concesso un incontro ad una delegazione di soli sei membri rappresentativi.

Al termine della riunione, l’ex consigliere regionale Graziano Di Natale, capopopolo del diniego sin dal principio, ha reso nota l’impossibilità di discutere con interlocutori impreparati, all’oscuro delle reali condizioni delle strutture che compongono lo Spoke tirrenico e incapaci di prendere atto delle difficoltà innescatesi dal momento in cui è stato deciso di trasferire il reparto di chirurgia dal nosocomio “San Francesco” di Paola all’ospedale “Iannelli” di Cetraro.

«Dimissioni dell'amministrazione comunale», ha detto l’avvocato paolano, «da consegnare al presidente Occhiuto», come estremo gesto a difesa dell'ospedale di Paola, una richiesta che – a quanto pare – è purtroppo destinata a restare lettera morta, perché tra i componenti della maggioranza a sostegno di Giovanni Politano, troppi sono quelli legati a doppio filo ai rappresentanti della politica regionale, che stanno dando l’impressione di tenere più ai buoni rapporti con gli enti sovracomunali che a quelli con i cittadini.

Partiti di buon ora da Paola e Cosenza, dopo aver sfidato il caldo torrido di questo luglio infuocato, intonando slogan e improvvisando comizi contro il presidente della Regione, i manifestanti hanno fatto rientro a casa nel primo pomeriggio, consapevoli che quella odierna, è solo l’ennesima mossa di un gioco che ora si sposterà anche in altre sedi, perché è già pronto un ricorso al Tar e, probabilmente, un esposto alla Procura della Repubblica.