La dotazione del braccio robotico da sala operatoria e quella di un loop – x, apparecchio radiologico di ultimissima generazione, come uno spartiacque all’Annunziata di Cosenza nell’ambito della neurochirurgia d’eccellenza, ma a fare la differenza è soprattutto l’acquisizione di nuove competenze in una branca particolarmente delicata, focalizzata sulle patologie dell’encefalo. Fondamentale lo scambio di esperienze e l’analisi di casistiche specifiche per arricchire il ventaglio delle conoscenze, utile ad ampliare le capacità diagnostiche e terapeutiche.

Aggiornamento necessario

«È estremamente importante che ci siano questi incontri – spiega Salvatore Aiello, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Neurochirurgia dell’Azienda Ospedaliera bruzia – Migliorano le performance in corsia che poi è l’obiettivo dei confronti scientifici. Ed anche l’aggiornamento rispetto alle innovazioni tecnologiche disponibili per rendere più precisi e meno invasivi gli interventi». Per la quarta volta Cosenza ha ospitato il simposio sulla neuroanatomia promosso nelle sale dell’ordine dei medici sotto l’egida anche dell’Istituto Neurologico Mediterraneo di Isernia. Campo base per l’anatomia neuro vascolare il titolo dell’appuntamento. Una scelta non casuale: «Il campo base, che è un termine alpinistico, è il luogo in cui gli scalatori giungono per raccontarsi le proprie esperienze, ne traggono le conclusioni e poi riescono a raggiungere la vetta della montagna. Questo è il senso del congresso: scalare la montagna anatomica, una condizione basilare per qualsiasi professionista della medicina – ha commentato Vinicio Valente, decano della neurochirurgia e responsabile scientifico del meeting – La tecnologia? Ormai è indispensabile. Ci consente di raggiungere le strutture più profonde del nostro cervello senza fare danni».

Quasi ventimila interventi

A Cosenza i progressi nella sfera neurochirurgica sono testimoniati dal numero di interventi effettuati in circa trent’anni di attività. Vicino il traguardo delle ventimila prestazioni. Ma l’esito è spesso legato alle tempistiche: ridurre l’intervallo tra l’evento critico e l’approdo in sala operatoria fa la differenza. La collaborazione tra le aziende ospedaliere di Catanzaro e Cosenza, che ha visto coinvolto il personale delle unità operative di Radiologia e di Neurologia di Catanzaro e quello dell’Unità Operativa di Neuroradiologia Interventistica di Cosenza, ha rappresentato in questo senso, una tappa fondamentale: «Bando ai campanilismi. Al contrario, un complessivo rafforzamento ci consente di introdurci nei circuiti nazionali ed internazionali e di attrarre qui relatori di fama europea» ha concluso Valente. Il percorso però è ancora lungo: «La Calabria sta compiendo i passi giusti – ha sostenuto Salvatore Mangiafico, dell’Istituto Neuromed Pozzilli di Isernia – Ma non è ancora adeguata agli standard contemporanei. Bisogna lavorare molto sul territorio, perché la Calabria è lunga e montuosa, per cui il problema non è di semplice soluzione. Ma non è un problema della classe medica, bensì è un problema sociale, di cultura e di informazione. Di capacità di comprendere immediatamente i sintomi e di mettere a disposizione dell’utenza una rete di trasporto sanitario adeguata».