Realizzare un secondo Pronto soccorso a Catanzaro non sarà impresa facile e neppure immediata. Se, infatti, azienda e università hanno trovato l'accordo su una proposta infrastrutturale – dove e come situare i locali che in futuro dovranno ospitare la seconda area d’emergenza cittadina – poco o nulla sinora si è detto della riorganizzazione interna e del personale necessariamente richiesto per far funzionare tutti gli ingranaggi del meccanismo.

Il progetto al vaglio di Roma

Per ora è stata individuata un’area, una superficie di duemila metri quadrati; è stata predisposta una check list delle attrezzature necessarie e redatta una prima stima dei costi, poco meno di 14 milioni di euro. Il progetto con annesso fabbisogno economico approderà domani a Roma per essere esaminato dal ministero della Salute in una apposita riunione a cui parteciperà anche il commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera universitaria di Catanzaro, Simona Carbone.

Fondi e piano

Questioni squisitamente economiche e procedurali. Innanzitutto, bisognerà capire quali risorse impiegare e ottenere la relativa autorizzazione. In questa fase, l’idea è quella di utilizzare i fondi dell’ex art.20, circa 20 milioni di euro. Secondariamente, ottenere l’inserimento dell’opera all’interno di una pianificazione su cui il ministero dovrà in ogni caso pronunciarsi. Per non rallentare l’istruttoria attualmente in corso al ministero sull’accordo di programma del 2019, si pensa di proporre un accordo integrativo che includa, appunto, la realizzazione di una seconda area di emergenza nella città di Catanzaro.

Nato senza pronto soccorso

Ma evidentemente questo è solo il primo passo di un processo molto più lungo e che tocca da vicino il presidio Mater Domini, l’ex policlinico nato senza Pronto soccorso e per decenni così strutturato nella sua organizzazione interna. Servirà, quindi, un deciso cambio di prospettiva. Il Pronto soccorso è, infatti, come un ospedale in miniatura. Possiede una struttura autonoma ma è assolutamente interdipendente da innumerevoli altri reparti, tutti attivi h24 per fornire una assistenza continua e specializzata a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Due guardie interdivisionali

Allo stato al presidio Mater Domini sono solo due o tre le unità operative che forniscono questo genere di assistenza, tutti gli altri reparti lavorano per lo più in orario diurno. Non esiste un servizio di guardia attiva notturna capillare e reperibilità ma sono guardie interdivisionali. A titolo d’esempio, nel turno di notte all’ex policlinico vi sono solo due guardie, una per l’area chirurgica e una per l’area medica.

L'emergenza, tutti i reparti in attività

Così un medico dell’Ortopedia può occuparsi anche dei pazienti della Neurochirurgia, della Chirurgia generale e così via dal momento che si tratta di pazienti sottoposti ad interventi programmati, di routine. Tutt’altra storia è la gestione delle emergenze. Se durante la notte dovesse essere trasportato in Pronto soccorso un paziente in gravi condizioni le sale operatorie devono essere attive con tutto il personale in servizio: chirurghi pronti all’intervento e medici per le consulenze del caso. Tutti i reparti in attività, anche in turni notturni e personale dedicato.

L'esercito di medici

È proprio questo genere di organizzazione che allo stato è del tutto assente al policlinico. La questione, quindi, non si riduce al solo reclutamento dei sanitari da destinare al costituendo Pronto soccorso, che pure non sono pochi e di facile reperibilità se si considera l’attuale fase storica. Per rendere effettivamente operativa la seconda area d’emergenza è stato stimato un fabbisogno di 65 unità di personale.

Al pronto soccorso

Si tratta di 21 medici urgentisti, 32 infermieri e 12 operatori sociosanitari da impiegare nel triage, nelle sale visite, nell’Obi dotato di 12 posti letto e nel reparto di Medicina d’accettazione e d’emergenza da 10 posti letto, senza considerare il direttore medico di struttura, il coordinatore infermieristico e il personale amministrativo.

L'universo collaterale

Ma l’asticella sale se dal Pronto soccorso ci si sposta nei reparti a questo strettamente collegati: Terapia intensiva, Cardiologia, Utic, Cardiochirurgia, Chirurgia generale, Radiologia e così via. Tutti reparti da rendere operativi h24 per la gestione delle emergenze ma che necessariamente richiederanno un irrobustimento in termini di personale.

La stima

Secondo la stima di fabbisogno contenuta nella proposta progettuale, ai fini dell’attivazione a regime del secondo Pronto soccorso a Germaneto serviranno 175 medici, 217 infermieri, 109 operatori sociosanitari e 44 tecnici per garantire le guardie attive h24 e le reperibilità notturne e nei festivi in tutti i reparti collegati al pronto soccorso.

La carica dei 500

Diciannove quelli coinvolti nel riassetto che assieme al Pronto soccorso fanno contare un fabbisogno complessivo pari a 545 unità di personale. Prendendo in esame però solo i medici, al netto di quelli già in forza al policlinico, sarà necessario reclutarne almeno una ventina per riorganizzare i reparti a supporto dell’area dell’emergenza. In totale, quindi oltre 40 quelli da assumere per far funzionare a regime il delicato meccanismo dell’emergenza, senza contare infermieri, operatori sociosanitari e tecnici.

I cubani

Una cifra considerevole per qualsiasi ospedale d’Italia, alle prese con continue fughe e defezioni dai reparti. E la Calabria non è certamente messa meglio, anzi. Una regione in cui, per evitare la “chiusura” delle aree d’emergenza, è stato necessario importare camici bianchi da Cuba. Mentre adesso si pensa di attivarne di nuove.