Di questi, 18 andranno a sopperire le carenze di personale nel Cosentino. Il direttore sanitario dell'Asp bruzia: «Con loro arriveranno anche una decina di professionisti italiani, ma non basteranno a colmare le carenze dei punti nascite e delle ortopedie»
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Lo scetticismo è stato scalzato dai sorrisi e dalle pacche sulle spalle. In fin dei conti i medici cubani si stanno rivelando la panacea al male dei mali, la carenza di personale di quel sistema sanitario calabrese narcotizzato dall’insensatezza di tagli a reparti, personale, ai servizi ospedalieri e persino agli ospedali stessi.
Quelle scelte scellerate, si stanno riverberando oggi sulla pelle dei calabresi, ma con tanto di interessi. Troppo facile per la politica del tempo, la filiera di centrodestra che allora amministrava governo, regione, qualche provincia e molti enti locali – dal 2010 in poi – sacrificare sull’altare della spending review 18 ospedali in tutta la regione e persino il tribunale di Rossano.
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Oggi, quella stessa filiera istituzionale è costretta a rincorrersi nel tentativo disperato di tappare le falle squarciate allora. E così in quel servizio sanitario calabrese “ridotto in macerie” i cubani, tanto criticati, si stanno rivelando il toccasana. A tal punto da richiederne degli altri. All’incirca ottanta e quasi tutti specialisti della medicina d’urgenza, quindi assorbibili dai pronto soccorso. Ma non prima di metà, fine luglio, perché dovranno anche frequentare il corso di Italiano all’Unical.
Una panacea, sì, ma tardiva se l’obiettivo è quello di “fare bella figura” in estate, nel periodo di pienone turistico, con i pronto soccorso presi d’assalto.
Nella Locride per esempio, i professionisti giunti da Cuba – riconosciuta quale hub medico formativo d’eccellenza mondiale – sono ormai indispensabili e così anche altre Asp calabresi hanno bussato alla porta.
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La “seconda ondata” di medici cubani è in arrivo in questi giorni, ma tra questi non ci saranno anestesisti, molti ortopedici, ginecologi, pediatri e cardiologi. Anche i cubani, quindi, non basteranno a tappare le falle del nostro sistema sanitario regionale. Tra questa ottantina di professionisti in arrivo, 18 saranno destinati agli spoke della provincia di Cosenza. Appena sufficienti a coprire i turni.
A questi si aggiungeranno un “manipolo” di medici italiani che hanno presentato domanda ad un bando dell’Asp di Cosenza – il primo del genere in Italia – pubblicato per reperire sul mercato del lavoro specializzandi, ma con esperienze consolidate nei pronto soccorso.
«Paradossale – spiega il direttore sanitario dell’Asp di Cosenza, Martino Rizzo – che tra questi in circa sessanta abbiano presentato domanda, ma solo una decina, ben che vada, si sono resi disponibili a prendere servizio. L’auspicio è riuscire a “strapparne” qualcuno in più ma sarà difficile. Li stiamo interpellando uno per uno, senza grandi risultati. Tra cubani e italiani consentiremo, però, una boccata di ossigeno ai nostri operatori».
In provincia di Cosenza, i medici cubani entreranno in servizio prevalentemente negli spoke di Ionio e Tirreno, Corigliano Rossano e Cetraro Paola, qualcuno a Castrovillari e nell’ospedale di “frontiera” di Trebisacce.
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«Non sappiamo ancora se e quanti di questi medici cubani arriveranno effettivamente – spiega Rizzo – perché siamo in fase di valutazione dei curricula. Poi dovranno frequentare il corso di italiano e quindi prendere servizio. I tempi? Tra metà, fine luglio». Nei pronto soccorso del “Giannettasio” e del “Compagna” di Corigliano Rossano potrebbero essere in quattro, «non di più», ma «tutto dipenderà dal bando con cui stiamo reclutando professionisti italiani».
Dieci medici italiani – nella migliore delle ipotesi – più diciotto cubani: saranno circa 28 i professionisti che arriveranno in provincia di Cosenza, ma ad estate inoltrata.
La crisi di punti nascite
I cubani, però, non sopperiranno alle carenze dei punti nascite provinciali, quella di Corigliano e di Cetraro. «Purtroppo – evidenzia Martino Rizzo – tra i medici cubani non ci sono specialisti in ginecologia e ostetricia. Non riusciamo ad attivare il punto nascite dell’ospedale di Cetraro proprio per carenze di specialisti e anche Corigliano sta iniziando ad andare in sofferenza. Stiamo profondendo sforzi immani per evitare che il sistema collassi, ma non è facile. Se mancano pediatri e ginecologi, non possiamo fare miracoli».
La sanità di prossimità
Il direttore sanitario dell’Asp di Cosenza rivela, infine, le prossime mosse. «Stiamo lavorando ad una sanità di prossimità, è questa la volontà dell’azienda: rifondare la sanità territoriale per garantire agli spoke la loro funzione, la cura degli acuti, poiché le cronicità vanno curate sui territori. Speriamo di poter risolvere i problemi con il nuovo atto aziendale. Siamo in attesa del dca sulla rete ospedaliera, il decreto di emanazione regionale che riorganizza gli ospedali».