«Secondo i primi studi c'è un'elevata efficacia del vaccino Pfizer/BioNTech contro la variante britannica e sudafricana». Lo ha affermato Albert Bourla, presidente e amministratore delegato di Pfizer ad un evento online. Dallo studio condotto sul vaccino Pfizer-BioNTech dalla stessa azienda e dall'Università del Texas a Galveston, pubblicato sulla piattaforma BioRXiv, che ospita manoscritti non ancora sottoposti alla revisione scientifica, il vaccino sembra essere efficace contro 16 diverse mutazioni finora individuate nella principale arma con cui il virus aggredisce le cellule umane, la proteina Spike. Fra queste mutazioni è compresa quella indicata dalla sigla N501Y, presente sia nella variante inglese che in quella sudafricana.

 

«È la prima azienda che presenta dati preliminari per valutare l'efficacia del vaccino sulle varianti del virus», osserva il virologo Francesco Broccolo, dell'Università di Milano Bicocca. «Per quantificare l'efficacia del vaccino è stato valutato, mediante il test di riduzione/neutralizzazione delle placche, il titolo di anticorpi neutralizzanti ottenuti dal siero di 20 persone vaccinate, sia sul virus wild type che sul virus con singola mutazione N501Y, oltre che su pseudovirus contenenti singole mutazioni», sottolinea il virologo.

 

Si tratta, rileva Broccolo, di «dati molto preliminari in quanto riguardano valutazioni che considerano l'impatto di ciascuna singola mutazione presente in entrambi le varianti inglese e sudafricana, mentre per la risposta definitiva deve essere valutata l'intera variante comprensiva di tutte le mutazioni multiple». È molto positivo, secondo il virologo, che «stiano iniziando ricerche di questo tipo e finora non ci sono evidenze negative sull' efficacia del vaccino. Tuttavia - conclude - servono ulteriori test, condotti su un numero maggiore di casi e su varianti intere e non solo su pseudovirus che non possono imitare pienamente la variante virale viva».