Lo studio coordinato dall'università di Brescia. La molecola è in grado di inibire un importante fattore coinvolto nella crescita e nell'attività metastatica delle cellule tumorali di mieloma multiplo
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Scoperta una molecola, NSC12, in grado di rallentare la crescita e l'attività metastatica delle cellule tumorali del mieloma multiplo.
I risultati dello studio, coordinato dall'Università di Brescia con i finanziamenti dell'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (Airc) e della Fondazione Cariplo, sono stati pubblicati sulla rivista Cancer Research che allo studio dedica la copertina di giugno. La ricerca ha visto il coinvolgimento di numerosi gruppi di ricerca italiani.
Il gruppo di ricercatori dell'università di Brescia, coordinati da Arianna Giacomini e Roberto Ronca, ha dunque scoperto il ruolo fondamentale della molecola NSC12 nell'inibire un importante fattore coinvolto nella crescita e nell'attività metastatica delle cellule tumorali di mieloma multiplo. Dopo le leucemie, il mieloma multiplo è il secondo tumore del sangue più frequente ed è spesso resistente alle attuali terapie farmacologiche.
«La ricerca dimostra la capacità della molecola NSC12 di inibire l'attività del fattore di crescita FGF, responsabile della crescita e dell'attività metastatica delle cellule di mieloma multiplo, e conseguentemente di indurre il suicidio (apoptosi) delle stesse cellule tumorali, determinando così il rallentamento della crescita del tumore e l'inibizione della sua capacità di originare metastasi in modelli preclinici - spiegano Giacomini e Ronca, principali autori dello studio -. I risultati dimostrano che la molecola NSC12 è in grado di indurre apoptosi in cellule tumorali isolate dal midollo osseo di pazienti affetti da mieloma multiplo che non sono più in grado di rispondere al farmaco bortezomib, comunemente usato nella terapia di tale neoplasia».
NSC12 potrebbe quindi permettere, concludono i ricercatori, l'identificazione di nuovi farmaci in grado di bloccare la crescita del mieloma multiplo anche in quei pazienti che non rispondono o hanno sviluppato resistenza ai trattamenti farmacologici attualmente in uso nella pratica clinica.