«Etica, cura, salute, attenzione. Tanti potrebbero essere gli aggettivi da dover attribuire ad un’azienda che si occupa della salute e del benessere del cittadino, ma "vergogna" è l’unica che mi sovviene». Comincia così una lunga lettera giunta in redazione, inviata da una paziente colpita da inctus e attualmente il cura al poliambulatorio di Scalea. Il suo è soltanto l'ennesimo grido di aiuto in una terra, quella calabrese, messa in ginocchio dai tagli alla sanità e da una gestione scellerata. Anna, questo il nome di fantasia, si ammala nel 2015, un ictus le paralizza la parte destra del corpo e nell'anno successivo comincia a seguire la terapia riabilitativa al centro sanitario scaleaoto. Grazie alle cure dei fisioterapisti Anna migliora e comincia a sperare di avere nuovamente una vita normale. Poi, a novembre 2018, due dei tre medici in servizio vanno via senza essere rimpiazzati e la donna si trova a dover ricominciare tutto da capo.

Da 8 mesi in attesa di cure

«Al poliamburatorio di Scalea, fino a un anno fa - dice la donna -, poteva vantare di un valido centro fisioterapico, ma oggi tutto è cambiato. Da tempo mi avvalgo di questo servizio che con costanza, impegno e continuità mi ha permesso di riscontrare progressi in positivo». Poi però due fisioterapisti, assunti con contratti co.co.co., se ne vanno. Uno è giunto al traguardo della pensione, un altro vince un concorso e viene assunto a tempo determinato in un'altra struttura. «A causa del disservizio di questo ultimo anno - dice ancora la donna - è diventato impossibile per me, come per altri pazienti, essere seguita dall’unica fisioterapista rimasta a gestire i disagi e a portar avanti, in maniera lenta ma eccelsa, le terapie dei sopracitati». Così è accaduto che i pazienti abbiano vissuto lunghi mesi nella vana attesta di essere chiamati. «E' dal 1° marzo - testimonia la paziente - che aspetto di essere chiamata per sottopormi alle terapie. Spero mi chiamino nei prossimi giorni». Una situazione divenuta, se possibile, ancor più drammatica. «Il mio è un urlo tonante e fragoroso per una tempestiva risoluzione di questo problema, un problema con il quale conviviamo ogni singolo secondo della nostra giornata e che genera gravi ripercussioni sulla nostra qualità di vita».

La rabbia in una lettera di protesta

Anna si accorge che senza cure costanti i risultati ottenuti con la fisioterapia stanno piano piano scomparendo. E scrive una lettera di fuoco al direttore del distretto sanitario del Tirreno, Angela Ricetti: «Mi ha risposto che aveva già richiesto altri terapisti». Ma non ne arrivano, perché il problema è sempre lo stesso -. «Il coordinatore del poliambulatorio mi ha speigato che c'è carenza di personale». Poi continua: «Quello che mi fa rabbia è che chi gestisce la sanità non capisce che per noi pazienti ogni piccolo progresso ci dà la forza per andare avanti».

La luce in fondo al tunnel

Per capirne di più sulla vicenda, abbiamo contattato alcuni responsabili del poliambulatorio di Scalea, che confermano la presenza di un unico fisioterapista, ma, a sorpresa ci comunicano una buona notizia. «E' un problema che dura da tempo, ma noi non ci siamo arresi», ci dicono. Per questo nelle scorse settimane, grazie all'insistenza di Angela Riccetti, è stato firmato un protocollo di intesa tra il poliambulatorio e lo spoke di Cetraro-Paola, con il quale il direttore sanitario Vincenzo Cesareo ha potuto autorizzare l'invio di in fisioterapista in servizio all'ospedale di Cetraro. Il medico potrà così affiancare l'unico collega del poliambulatorio e, anche se i disagi dei pazienti non svaniranno del tutto, si proverà almeno a ridurli. Ma quando? «Al massimo entro una settimana. Non è escluso che il fisioterapista prenderà servizio già a partire da questo fine settimana». E chissà se Anna potrà tornare a curarsi. Per il momento, almeno, può riprendere a sperare.