Ospedale Praia, in arrivo un defibrillatore e un medico per attivare la risonanza

La reggente dell'Asp di Cosenza, ha disposto l'attivazione del macchinario che giace da due anni e sette mesi al nosocomio, dopo che a settembre scorso a un uomo furono diagnosticate vertigini al posto dell'ictus

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di Francesca  Lagatta
24 ottobre 2019
16:33

Defibrillatore dedicato e trasferimento di un medico radiologo esperto dall'ospedale di Cetraro all'ospedale di Praia a Mare. Sono questi gli espedienti con cui la dirigente reggente dell'Asp di Cosenza, Erminia Pellegrini, proverà ad attivare la risonanza magnetica di ultima generazione che da due anni e sette mesi giace in una stanza della struttura sanitaria praiese arredata di tutto punto e ristrutturata a dovere per l'occasione. Com'è ormai tristemente noto, l'apparecchio diagnostico fu inviato nello stabile della città dell'isola Dino nell'aprile del 2017, ma da allora la potentissima Tesla 1.5 non è mai entrata in funzione nonostante i costi giornalieri e decine di segnalazioni ad Asp e procure. Le disposizioni sono contenute in documento redatto da Erminia Pellegrini in risposta all'interrogazione regionale n° 505 presentata il 17 settembre scorso dal consigliere regionale Orlandino Greco.

Il coraggio di Serena Carrozzino

Questa volta a puntare i riflettori su uno dei tanti scempi della sanità calabrese, è stato il coraggio di una donna, Serena Carrozzino, che ha vissuto sulla sua pelle il dramma di una sanità ormai al collasso. Serena, infatti, è la figlia dell'uomo di San Nicola Arcella a cui il 10 settembre al pronto soccorso di Praia hanno diagnosticato vertigini, quando in realtà l'uomo era stato colpito da ictus, nonostante l'esito negativo della tac. L'uomo era poi stato dimesso e portato dai famigliari all'ospedale a Lagonegro, dove il sospetto dell'ictus, nonostante un secondo esito negativo della tac, ha cominciato a prendere forma. Ma anche qui i medici non hanno somministrato alcuna terapia. Successivamente, l'uomo è stato trasferito in gravi condizioni all'ospedale Annunziata di Cosenza a bordo di un'ambulanza privata e solo qui, grazie a un esame di risonanza magnetica, si è avuta la certezza dell'ictus in corso. Ma per il paziente la diagnosi corretta è arrivata decisamente in ritardo: la mancata somministrazione della terapia stroke alla comparsa dei primi sintomi della patologia, ha generato danni irreversibili. La figlia, quindi, seppur enormemente provata dal dramma, ha trovato la forza di denunciare ciò che era accaduto e il suo coraggio è stato premiato con un mare di solidarietà e un'interrogazione a risposta scritta avanzata dal leader di Italia del Meridione e consigliere regionale Orlandino Greco.


Una lunga battaglia

Se all'ospedale di Praia a Mare la risonanza magnetica fosse stata messa in funzione, papà Franco avrebbe potuto evitare i danni irreversibili generati dall'ictus? Serena se lo chiede ormai da settimane e per fugare ogni dubbio ha intentato una anche una battaglia legale per capire se quel giorno ci fu un errore medico e da parte di chi. La vicenda, infatti, appare assai ingarbugliata. L'uomo, secondo la ricostruzione fin qui avvenuta, arrivò al pronto soccorso in preda a violenti capogiri, stato confusionale e disartria, la difficoltà nell'articolare le parole. Il medico che lo prese in cura, effettuò tutti gli esami del sangue e lo sottopose a un esame della tac, il cui esito, come detto poc'anzi, risultò negativo. Circostanza rara, ma non impossibile quando l'ictus si verifica in una zona periferica del capo. Contrariamente al parere dei famigliari, l'uomo, che non si reggeva in piedi da solo, fu dimesso e rispedito a casa con una diagnosi di rivelatasi del tutto errata: sindrome vertiginosa. Con il passare dei minuti e il peggioramento delle condizioni, l'uomo fu poi portato in auto dai parenti all'ospedale di Lagonegro, dove i medici misero per iscritto che c'era un sospetto ictus ischemico in corso. Nonostante ciò, al paziente non fu stata somministrata alcune terapia che limitasse i danni. Dopo una notte trascorsa nella corsia di un ospedale che non annovera tra i suoi reparti quello di neurologia, la famiglia Carrozzino decise di trasferirlo all'ospedale Annunziata di Cosenza, dove finalmente, dopo lo screning di risonanza magnetica, arrivò la diagnosi corretta. Che però servì a poco. Da allora l'uomo non si è ancora ripreso del tutto e ad oggi risulta ancora ricoverato in ospedale.

 

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