Non vi è ancora nulla di certo, ma la strada sembra essere sgombra. Potrebbe riaprire a breve il laboratorio del reparto di Microbiologia dell'ospedale di Lamezia Terme. Un reparto sul quale era scesa la saracinesca nel 2016, così come  su quello di Malattie Infettive.

Macchinari lasciati fermi

Due eccellenze, due fiori all’occhiello della Calabria, finiti in un calcolo ragionieristico che li ha messi alla porta, considerandoli non essenziali. Ora la beffa, la scoperta che mentre l’intera regione è in affanno con il processamento dei tamponi, nel laboratorio di Microbiologia ci sono tre strumentazioni da milioni di euro che potrebbero analizzare centinaia di test sul Covid-19.

 

A scoprirlo e denunciarlo il mondo dell’associazionismo, poco incline a credere che personale medico e dirigenziale non ne sapesse nulla. Ora si è messo in moto il meccanismo per potere accedere alle macchine, ma per il momento solo a quelle, nessuna riapertura di reparto in vista.

Si attende il via libera dal Ministero

Il via libera al laboratorio è arrivato da parte di Belcastro in qualità di dirigente generale del dipartimento Tutela della Salute, incarico da poche ore non rinnovato. Si attende ora il placet del ministero e quello del commissario ad acta Cotticelli per l’assunzione di personale.

 

La prima a denunciare la presenza dei macchinari nel reparto sotto chiave l’associazione Malati Cronici del Lametino il cui presidente Giuseppe Gigliotti avverte: «Noi non molleremo, non solo aspettiamo gli altri atti che diano concretezza all’apertura del laboratorio, ma pretendiamo che venga riaperto anche il reparto di Malattie Infettive e che vengano raddoppiate le risorse di Pneumologia».

 

Il presidente della commissione sanità Giancarlo Nicotera tiene a ricordare come non si tratti di un discorso campanilistico, ma di un ragionamento di bene collettivo: «I tagli che hanno riguardato la sanità lametina non hanno avuto nessuna oculatezza, non sono stati tagli tecnici ma politici e ci hanno lasciati sprovvisti di tutto. Bisogna pensare alla Calabria come a un unico comune e invece così non è».