La scuola elementare Davoli, a pochi passi dall'accampamento di Scordovillo, il più grande campo rom del Sud Italia ha due primati. È frequentata al cento per cento da bambini di etnia rom e allo stesso tempo ha una percentuale bassissima, irrisoria, di alunni vaccinati: due su settanta.

 

 Ecco perché l'associazione Donne e Futuro, da tempo impegnata nel volontariato con donne di etnia rom, ha organizzato un incontro, proprio nei locali della scuola, tra le mamme e il responsabile delle strutture vaccinali dell'Asp di Catanzaro Rosario Raffa mettendo in pratica il detto “Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto”.

«E' importante vaccinare i bambini e non importa da quale realtà sociale provengano. Ecco perchè abbiamo deciso oggi di essere qui e se necessario andremo a vaccinare direttamente a Scordovillo», ha spiegato Ruffa che ha cercato di diradare i dubbi delle madri e, a volte, anche delle nonne.

 Il dato emerso è quello di una campagna no vax arrivata tramite la televisione anche tra i container e le baracche fatiscenti dell'accampamento. «Ho sentito che un bambino dopo il vaccino è morto», ha detto una donna seguita da un'altra che, invece, ha spiegato «dicono che i vaccini fanno ammalare di cose brutte».

 Ma non è solo la tutela della salute il binario su cui fare viaggiare la campagna di vaccinazione. Il rischio è anche che i piccoli debbano essere allontanati spiega la dirigente dell'istituto comprensivo Gatti, di cui la Davoli fa parte, Annamaria Rotella: «Nel caso della scuola dell'infanzia la legge dice che se non si regolarizzano con i vaccini, i dirigenti devono allontanare i bambini inadempienti».