Reperibilità e logistica le principali difficoltà legate a uno stile di vita che vede nella Calabria il massimo esponente grazie al modello Nicotera. Se ne è parlato al Roma ExpoSalus and Nutrition
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L’elisir contro la depressione e l’antidoto principe della longevità continua ad essere la Dieta mediterranea, ma secondo gli studi presentati all’ultima edizione di Roma ExpoSalus and Nutrition, è «un modello che fatica ad arrivare sulle tavole, soprattutto a quelle delle grandi città». Durante l’evento, che si è svolto dall’8 all’11 novembre e che ha coinvolto alla Fiera di Roma cittadini e professionisti sulla buona salute, numerosi chef stellati e operatori del settore messi a confronto hanno espresso preoccupazione sulla difficoltà di recuperare con facilità ingredienti che fanno parte integrante dell'alimentazione proposta dalla dieta diventata Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità Unesco, oltre a segnalare uno svuotamento dei contenuti dietro il significato di dieta mediterranea.
Eppure è un modello di sana alimentazione codificato da tempo e che vede nella Calabria uno dei massimi esponenti. Tempo fa un gruppo di scienziati del Seven Countries Study, infatti, ha definito «la Dieta Mediterranea, pienamente supportata scientificamente, e l’unico modello di riferimento quello di Nicotera. È stata infatti riconosciuta come una delle più salutari del mondo, con un modo di cibarsi semplice basato sul consumo di alimenti delle terre del Mediterraneo: puro olio di oliva, frutta fresca, legumi, cereali, ortaggi, pesce e vino rosso». Gli studi dimostrano che bisogna seguire questo tipo di dieta perchè «allunga la vita, fa bene alla salute e può aiutare a prevenire la depressione» affermano gli studi condotti dall’University Collage Londone, pubblicati sulla rivista Molecular Psychiatry che dimostrano che «una dieta a base di frutta, verdura, cereali, pesce e olio d’oliva, ma senza troppa carne e latticini, ha notevoli benefici sull’umore».
Gli chef stellati si sono espressi in merito alle difficoltà della dieta mediterranea di diffondersi nei grandi centri. Tra questi, Cristina Bowerman ha spiegato che «il problema non è tanto il costo di proporre un menu con prodotti della dieta mediterranea, quanto quello della reperibilità e della logistica». La presidente degli Ambasciatori del gusto ha spiegato che «il modello da seguire deve essere quello dello chef di campagna che ha naturalmente più facilità a recuperare gli ingredienti avendoli praticamente sul posto, ma allo stesso tempo bisogna mettere in condizione anche lo chef delle grandi città con piattaforme logistiche e magari attuando una liberalizzazione dei farmer's market, pensando a possibili sgravi fiscali».
Dal punto di vista strettamente nutrizionale, Giuseppe Scapagnini, biochimico clinico Università degli studi del Molise e direttore del comitato promotore di "Roma ExpoSalus", sottolinea invece il problema che il messaggio di dieta mediterranea «è stato svuotato di contenuti, legando il concetto soprattutto al marketing e trascurando i valori nutrizionali degli alimenti, dimenticando inoltre di evidenziarli con maggiore attenzione nelle etichette dei prodotti alimentari».